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A Grignano il cigno rimasto solo dopo l’uccisione della compagna: «Non si sposterà molto lontano»

Il 9 maggio scorso la femmina era stata ritrovata decapitata. L’ornitologo Scridel: «Possibile meta la zona della foce dell’Isonzo»

Micol Brusaferro
1 minuto di lettura
Il cigno rimasto senza compagna vicino al molo di Grignano 

TRIESTE Si aggira da solo, tra Grignano e Santa Croce, spingendosi ogni tanto anche a Barcola. In molti l’hanno riconosciuto, e fotografato, in questi giorni, domandandosi quale sarà il comportamento dell’animale, rimasto ormai senza compagna da qualche settimana. È il cigno “vedovo”, dopo l’uccisione della femmina, decapitata nel porticciolo di Grignano lo scorso 9 maggio. Il corpo era stato rinvenuto al mattino, in una grande chiazza di sangue. Della testa, tagliata di netto, nessuna traccia nella zona. La notizia aveva creato subito sgomento e indignazione in città.

Lungo tutta la costa la coppia di cigni si aggirava ormai da mesi, avvicinandosi spesso anche alle persone, molte delle quali si erano affezionate alla presenza pacifica dei due pennuti. E mentre le indagini continuano, per accertare cosa sia successo con esattezza e per individuare l’eventuale responsabile, c’è chi si chiede che fine farà il cigno solitario, che finora è rimasto sempre nella stessa zona dove ormai da mesi vive. Proprio a Grignano l’esemplare nuota spesso, accanto ai moli e alle barche ormeggiate. A pochi metri da dove la compagna è morta.

Una preoccupazione, da parte della gente, dettata dal fatto che si tratta di animali che vivono stabilmente in coppia, come accade anche in altri punti della provincia e in regione, dove vengono avvistati ormai da tempo. È il caso ad esempio dei due animali che vengono spesso notati nell’area di Rio Ospo.

«Nelle nostre zone da tempo i cigni sono numerosi, soprattutto d’inverno, quando scendono da diverse parti d’Europa per svernare qui, dove trovano acque meno fredde e un clima più mite – ricorda l’ornitologo Davide Scridel –, è probabile che possa incontrare un altro animale, magari spostandosi non lontano. La foce dell’Isonzo, ad esempio, vede la presenza di centinaia di animali, migliaia in alcuni periodi dell’anno». È ipotizzabile quindi che il cigno “vedovo” prima o poi decida di spostarsi per cercare una nuova compagna, con la quale, magari, tornare poi a Trieste.

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