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Tremila dosi di cocaina consumate ogni giorno: il record choc di Trieste

È quanto emerge dalle analisi delle acque reflue: la provincia risulta al di sopra della media nazionale anche nelle classifiche riguardanti altri tipi di droga

Laura Tonero
2 minuti di lettura
Massimo Silvano 

TRIESTE. Stando alle analisi delle acque reflue, nella provincia di Trieste si consumano mediamente tremila dosi di cocaina al giorno. È il risultato dei test sui campioni prelevati ed esaminati nel 2021, ed elaborati successivamente dall’Istituto superiore di Sanità e dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. Uno spaccato preoccupante, emerso ieri nel corso del convegno “Sostanze d’abuso: profili epidemiologici di rischio per la salute e sicurezza sociale” organizzato da Questura, Università e Azienda sanitaria. «Un dato che ha una validità scientifica e che non mi aspettavo», ha ammesso il prefetto Pietro Signoriello: «Mi ha colpito il fatto che siamo sopra la media nazionale, visto che, ad esempio, per quanto la cocaina, l’analisi complessiva riferisce di una media nazionale di 12 dosi al giorno ogni mille abitanti, mentre nella provincia di Trieste lo stesso parametro si attesta a 15,8».

Non c’è solo cocaina

Ma non c’è solo la cocaina: la stessa analisi ha rilevato a Trieste un uso medio giornaliero ogni mille abitanti di 6,3 dosi di eroina (la media nazionale è a 3,2), di 9,4 di metadone (1,6 il riferimento nazionale), di 0,38 di ecstasy (0,05 il dato nazionale), di 93 di Thc, il componente attivo primario della cannabis, (58,8 a livello nazionale). Numeri che, per Signoriello, vanno valutati con ulteriore attenzione «anche considerando la piramide anagrafica del territorio, perché dobbiamo considerare come potenziali consumatori i cittadini tra i 15 e i 65 anni». Tra i dati evidenziati dal prefetto, c’è anche quello delle persone segnalate alla Prefettura per uso personale di stupefacenti, pizzicate nel corso di controlli di routine, come ad esempio quelli stradali: nel biennio 2021-22 sono state 384, di cui il 50 % tra i 15 e i 24 anni. «In questi casi la sostanza prevalente – ancora Signoriello – è risultata la marijuana, mentre l’hashish è quasi scomparso. A partire dello scorso mese di novembre, inoltre, si registra una certa crescita del consumo della cocaina, e la situazione ci preoccupa anche perché lo scorso dicembre è emerso un allarme sul fatto che in città possa girare una partita di cocaina tagliata con sostanze adulteranti, potenzialmente anche letali».

La scoperta dalle acque reflue

Il ritratto della città che esce quindi dall’analisi delle acque reflue dice, in ogni caso, che esiste una Trieste sommersa. «Probabilmente – ha spiegato lo stesso Signoriello – con una determinata quota di consumo che avviene in ambiti domestici». Mettendo inoltre in evidenza come leggendo i rilievi sulle acque reflue «va comunque considerata anche l’importante presenza di turisti, di lavoratori da fuori Trieste», dal canto suo il questore Pietro Ostuni ha rilevato con rammarico che «a Trieste, di consumo di sostanze stupefacenti, ce ne sia parecchio, trasversalmente, in tutte le classi sociali e soprattutto tra i giovani, segnale di una solitudine di fondo di molti ragazzi, ma pure delle persone più adulte». L’uso di droga «tra l’altro – ha osservato Ostuni – aumenta l’aggressività: spesso le risse vedono protagoniste persone che hanno assunto stupefacenti». Il che «impone anche alle forze dell’ordine una particolare attenzione nel corso degli interventi».

Il procuratore De Nicolo

Il procuratore capo Antonio De Nicolo, ricordando a propria volta come Trieste sia «città di confine, dove, oltre ai tanti affari leciti, ne passano anche molti illeciti, dove possono esserci sia passaggio di macrotraffico che episodi di microtraffico», ha rimarcato la «necessità di farsi trovare pronti a conoscere tutti gli aspetti di questo fenomeno, per dare una risposta giudiziaria adeguata».

Laboratorio di tossicologia

Quanto emerso ieri, per il rettore Roberto Di Lenarda, «può essere occasione per accelerare su un sogno che avevo avuto anni fa da direttore del Dipartimento di Medicina, ovvero quello di riuscire a creare un laboratorio di tossicologia forense all’interno di Asugi: sarebbe un ulteriore salto di qualità utile per la nostra formazione e, confido, anche per chi quotidianamente opera per il bene della nostra società»

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