Trieste celebra la Giornata della Memoria | La cronaca degli appuntamenti

TRIESTE La cerimonia commemorativa alla Risiera di San Sabba, monumento nazionale e unico campo di sterminio nazista in Italia, costituisce oggi, come ogni anno a Trieste, il momento culminante del Giorno della Memoria, la ricorrenza istituita per ricordare lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
A Trieste è previsto un articolato programma di celebrazioni e iniziative culturali promosse in primis dal Comune e realizzate dal Civico Museo della Risiera, col sostegno del Ministero della Cultura e insieme ad altre istituzioni, associazioni e realtà del l territorio.
Inaugurata la mostra di Anna Krekic
Al termine della cerimonia in Risiera nella sala delle commemorazioni è stata inaugurata la mostra «Rammentare le vittime, ammonire i viventi. La Risiera di San Sabba a Trieste negli scatti di Marino Ierman». Curato da Anna Krekic, l'allestimento è composto da venti fotografie scattate nel 2020, che raccontano la Risiera percorrendone gli spazi monumentali in un nitido bianco e nero e offrendone una contemplazione muta e solitaria.
Fedriga: “Ricordare è un dovere ogni giorno”
"Se è vero che l'antisemitismo di Stato, almeno nell'Occidente democratico, rappresenta un fenomeno storicamente rilevante ma fortunatamente inattuale, altrettanto non può dirsi in merito alla persistenza, in seno alle nostre società, di sacche di intolleranza, strisciante o manifesta, nei confronti delle comunità ebraiche e di Israele. Il 27 gennaio non è quindi esclusivamente un'occasione per ricordare le vittime della Shoah, ma anche per rammentare a noi tutti che il passato, se dimenticato, è destinato a ripetersi".
Queste le parole del governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a margine della cerimonia solenne per il Giorno della Memoria, svoltasi stamane a Trieste nell'ex campo di concentramento nazista, oggi monumento nazionale, della Risiera di San Sabba.
"Quando si parla di Shoah - ha spiegato Fedriga - Trieste vanta un doloroso duplice primato: qui, nel 1938, fu annunciata la promulgazione delle leggi razziali e sempre qui, nella Risiera di San Sabba, si consumò una delle pagine più buie della nostra Storia".
"Particolarmente significativo è quindi il fatto - secondo il governatore - che proprio qui, in queste terre così profondamente segnate da una delle massime tragedie del Novecento, venga una volta di più ribadito con forza il nostro più fermo rifiuto al linguaggio dell'odio e della segregazione".
"Un 'mai più' - ha concluso Fedriga - che deve rimanere scolpito nella pietra, a imperituro monito per noi stessi e per chi ci succederà".
L’intervento del sindaco di Duino Aurisina Igor Gabrovec
“L’olocausto è un virus micidiale e pronto a risvegliarsi, come ebbe a dire in una passata occasione il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Anche il razzismo è un virus. Così come l’intolleranza. Ci infettiamo ed ammaliamo ogniqualvolta il nostro cuore si indebolisce o la nostra ragione si annebbia, inducendoci a credere e a convincere chi ci sta intorno di essere superiori agli altri e che questi “altri” sono perciò meritevoli del nostro indiscriminato disprezzo. Il 27 gennaio è la giornata della memoria di una delle più crudeli e perciò anche più conosciute manifestazioni dell’intolleranza, ovvero la discriminazione e le persecuzioni subite dal popolo ebraico. Con la liberazione del campo di Auschwitz tutto il mondo poté assistere direttamente agli orrori dei lager nazisti” ha dichiarato il sindaco di Duino Aurisina Igor Gabrovec.
Parliamo di orrori perdurati per lunghi anni, che hanno scaraventato in un abisso di indicibile sofferenza e di morti cruenti milioni di vittime innocenti - sei milioni di Ebrei, quattro milioni di Slavi, tre milioni di prigionieri di guerra russi, due milioni di triangoli rossi, centinaia di migliaia di Rom, omosessuali, Testimoni di Geova e disabili. Parliamo di dieci-quindici milioni di vittime della stessa farneticante ideologia che asseriva l’esistenza di una razza pura e perciò superiore e dominante. E, nonostante tutto ciò, quante sono le aberrazioni che si sono ripetute nei decenni del dopoguerra? E che sono ancora oggi causa di morte e sofferenze in ogni parte della terra. Cosa abbiamo fatto e cosa stiamo facendo per imparare le lezioni della storia e non ripetere gli errori commessi?
Le ricorrenze quali quella odierna servono proprio ad immunizzarci con il virus che colpisce l’anima, contro il reiterarsi degli errori dei nostri padri e dei nostri avi attraverso il ricordo degli avvenimenti e degli alti valori. Questo è in linea di principio un ottimo proposito, ma la verità è che l’essere umano tende a ripetere i propri errori di generazione in generazione, poiché il desiderio di potere, ricchezza e supremazia corrompe, sempre daccapo, il cuore degli uomini. Di generazione in generazione. Lo stesso olocausto non scaturì dal nulla. Non iniziò con le Leggi razziali né con lo scoppio della guerra. L’orrore iniziò molto prima, già da decenni infatti i semi dell’odio stavano attecchendo, quasi inosservati, in queste terre – ha continuato il sindaco -. Da noi, prima del nazismo, c’è stato il fascismo. Nell’estate del 1920 le fiamme avevano avvolto il Narodni dom di Trieste, profetizzando ad un’Europa ancora sonnecchiante un fuoco ben più devastante, un incendio senza precedenti che da li e fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale con tutti i suoi colpi di coda avrebbe divorato milioni di vittime.
“Tanto non mi riguarda.” Tanto si tratta solo di ... Slavi. Così probabilmente pensavano in molti nel torrido luglio triestino del 1920 alla vista della facciata annerita di quello che fino a poco tempo prima era stato un invidiato centro culturale, economico e politico, ormai ridotto ad un cumulo di macerie che emanava un olezzo di fumo e morte. Con gli anni nuove violenze si andarono a sommare alla persecuzione degli Sloveni e degli Slavi triestini e a ciò si aggiunsero ulteriori forme di intolleranza con l’oppressione degli alloglotti nonché degli appartenenti ad altre confessioni e ad altri orientamenti sessuali. Peraltro, molti non si erano eccessivamente turbati nemmeno quando l’autoproclamato Duce aveva marciato su Roma ed estorto il potere dalle mani di un piccolo sovrano. Infine, più di uno aveva accettato tanto l’abolizione delle libere elezioni da parte del tiranno quanto i suoi folli disegni di conquista di un nuovo impero con l’invasione delle regioni limitrofe. In molti assistevano indifferenti allo svolgersi degli avvenimenti trincerandosi probabilmente dietro un “tanto non mi riguarda”. E quante volte ancora oggi volgiamo lo sguardo dall’altra parte, sia che si tratti di guerre e ingiustizie in una terra lontana sia dovendo scegliere tra principi e tornaconti immediati.
“Tanto non mi riguarda” è un ritornello che fa male, che ci fa male. L’odierna ricorrenza, questa solennità, i luoghi del ricordo quali la Risiera - tutto ciò acquista un vero significato solo se ci permette di riaffermare l’impegno, tanto individualmente quanto collettivamente come esseri umani, che non siamo e non saremo mai indifferenti al riapparire dei demoni dell’olocausto, sia anche in altre forme o manifestazioni. Qui, in questo luogo, dove dal forno crematorio si levavano tetre colonne di fumo, riconfermiamo la nostra fede nella Verità e celebriamo gli ideali di libertà, solidarietà e pace. Riconfermiamo tutto ciò guardando negli occhi le poche partigiane e i partigiani che sono ancora tra noi, gli orfani di guerra e i perseguitati, i sopravvissuti ai campi di sterminio, alle camere di tortura, alle prigioni e al confino. E, nel farlo, inchiniamoci profondamente alla memoria di coloro che furono brutalmente privati di ciò che di più prezioso e irripetibile avevano – la loro vita”.
L’intervento del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza
Riportiamo in forma integrale l’intervento del sindaco Dipiazza:
“Prefetto di Trieste, Pietro Signoriello, Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, Arcivescovo di Trieste Monsignor Giampaolo Crepaldi, Signor presidente della Comunità ebraica di Trieste, Alessandro Salonichio, Autorità politiche, militari e religiose, Rappresentanti delle Associazioni, Cari familiari delle vittime, Concittadini tutti, E' bello poter essere nuovamente qui insieme, dopo gli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia che ci ha costretto ad adottare misure restrittive alla cerimonia per garantire la salute pubblica. In questo luogo che è un Cenotafio, dove si viene a ricordare e piangere qualcuno possiamo idealmente prenderci tutti per mano, lasciando fuori le ideologie per pregare e ricordare insieme ciò che qui ed in questa città è stato commesso. Anche a Trieste il nazismo ed il fascismo hanno calpestato e ucciso quei principi inalienabili che sono il rispetto della vita e delle libertà; tutte le libertà.
L'olocausto, oltre a segnare il destino di un popolo, ha ucciso la libertà. Dopo 85 anni la vivida memoria dei testimoni diretti è sempre meno numerosa, per questo è importante ricordare. Nel 2000 il Parlamento Italiano ha istituito il Giorno della Memoria e lo scorso 24 gennaio, lo Stato, con il suo Governo rappresentato dal Ministro dell'Interno, al fianco della Comunità Ebraica e della città è venuto a omaggiare queste vittime e condannare quella che fu la responsabilità italiana con la promulgazione nel 38 da parte di Mussolini delle leggi razziali nella nostra città. Il Giorno della Memoria di quest'anno ha una luce ancora più forte e calda. In questi ultimi anni si è sempre più sopita la voce di coloro che usano la memoria solo per rinfocolare le divisioni e tornare ad accendere la violenza. Tutto ciò non è frutto del caso, ma è il risultato di un percorso di pacificazione e di verità che ho fortemente voluto intraprendere e incoraggiare.
L'aver voluto far tradurre per la prima volta questa commemorazione il discorso del Sindaco in sloveno; andare insieme a tutti i Sindaci del territorio a rendere omaggio a tutti i caduti nei diversi luoghi della memoria; organizzare il concerto della pace nel 2010 con i presidenti della repubblica di Italia, Slovenia e Croazia; l'attribuzione all'unanimità da parte del Consiglio Comunale della cittadinanza onoraria a Liliana Segre; l'affissione della targa commemorativa in Piazza dell'Unità realizzata con la Comunità ebraica; la mano nella mano dei Presidenti della Repubblica Italiana e Slovena Mattarella e Pahor nei luoghi simbolo delle tragedie di queste terre; le tantissime pietre d'inciampo che ogni anno deponiamo a ricordo dei cittadini prelevati e deportati nei campi di concentramento e sterminio. Questi sono gesti, azioni e simboli per superare i drammi del 900 e fare proprio il passato in maniera positiva, costruendo qualcosa per il futuro che diventi nutrimento per una convivenza civile.
Sempre su questo percorso stiamo intervenendo concretamente per valorizzare ancora di più il Monumento Nazionale della Risiera di San Sabba per ospitare le tradizionali cerimonie e per sviluppare la didattica verso i giovani delle scuole, oltre alla tante altre iniziative organizzate dal Comune di Trieste. Fare tutto ciò ne è valsa la pena perché oggi siamo in tantissimi a camminare insieme come comunità su questo percorso di pacificazione. Tutto questo fa si che il Giorno della Memoria non resterà mai confinato a ciò che è stato, non diventerà mai una fotografia in bianco e nero che ci allontana dalla riflessione del presente. Se nella nostra città nel settembre del 38 è stato seminato il seme dell'odio è altrettanto vero che a Trieste non ha attecchito, ma è, invece, cresciuto forte l'albero dell'amore e della convivenza dove culture, religioni, razze si trovano e incontrano ed, insieme, contribuiscono alla nostra crescita sociale, culturale ed economica. Grazie a tutti voi"
La cerimonia alla Risiera di San Sabba
Alla Risiera di San Sabba si tiene la tradizionale cerimonia commemorativa, con gli interventi delle autorità istituzionali e politiche, tra cui i sindaci di Trieste e Duino Aurisina, Roberto Dipiazza e Igor Gabrovec, il presidente della Regione Massimiliano Fedriga e con la celebrazione dei riti religiosi.
L’omaggio al “Questore giusto” Giovanni Palatucci
La Giornata della Memoria a Trieste inizia con la deposizione di una corona d’alloro della Polizia di Stato alla lapide che ricorda la prigionia di Giovanni Palatucci – questore di Fiume deportato a Dachau - nel carcere del Coroneo, a cura della Questura e dell’associazione Giovanni Palatucci onlus.
Giornata della Memoria a Trieste, omaggio alla lapide dedicata a Giovanni Palatucci.
La marcia silenziosa verso la Stazione centrale
E’ partita intorno alle 9.30 la marcia silenziosa diretta verso la Stazione centrale di Trieste, da dove partirono i treni della morte.
Giornata della Memoria, la marcia silenziosa arriva alla stazione di Trieste
Giornata della Memoria a Trieste, il corteo verso la stazione
L’iniziativa, a cura dell’Aned di Trieste (Associazione nazionale ex deportati), ha visto la partecipazione di diversi giovani. Fra le autorità. il prefetto Pietro Signoriello, il Questore Pietro Ostuni, l’assessore regionale Roberti il sindaco Roberto Dipiazza.
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