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A San Giusto il saluto della città e delle istituzioni al direttore Monestier: «Credeva in Trieste»

L’omelia del vescovo Crepaldi nella cattedrale alla messa in ricordo del direttore del Piccolo e del Messaggero Veneto: «Interlocutore disinteressato per questa terra»

Diego D’Amelio
Aggiornato alle 3 minuti di lettura

TRIESTE Trieste ha dato il suo ultimo saluto a Omar Monestier. Il direttore del Piccolo e del Messaggero Veneto, scomparso improvvisamente il primo agosto a 57 anni, è stato ricordato con una messa in suffragio, officiata dal vescovo Giampaolo Crepaldi nella Cattedrale di San Giusto. Una celebrazione religiosa che è stata occasione per i colleghi e le istituzioni di avere quel momento, finora mancato, per tributare un omaggio all’uomo e al professionista, i cui funerali si sono tenuti il 4 agosto a Belluno, dove Monestier era nato e da cui è partita una carriera che lo ha portato alla guida di numerosi quotidiani del Triveneto e non solo.

Sono stati moltissimi i messaggi di cordoglio giunti alla redazione del Piccolo dopo la scomparsa del suo direttore. Parole arrivate fin dal primo istante, mentre il gruppo di donne e uomini guidato da Monestier era ancora nell’incredulità, e che si sono poi susseguite per settimane, a dimostrazione dell’affetto e della stima che Omar aveva saputo suscitare, nonostante il suo arrivo a Trieste risalisse soltanto a un anno e mezzo prima, quando aveva ricevuto il difficile incarico di dirigere congiuntamente i due principali quotidiani del Friuli Venezia Giulia, procedendo all’integrazione del lavoro delle testate e studiando le forme più efficaci per il loro salto nell’era del digitale.

Poco più di un anno e mezzo a Trieste. Sufficiente però a far cogliere ai lettori, alle istituzioni, al mondo politico e alle categorie l’attaccamento di Monestier al Piccolo e la sua voglia di rilanciarne il ruolo, la curiosità per la storia del confine orientale e la convinzione che la città, dopo decenni di declino, fosse arrivata a un momento di possibile decollo. Monestier voleva esserne voce attraverso il giornale, raccontandone i successi e schierandosi con i suoi abitanti nei momenti di difficoltà, con quel «lotteremo» inciso nell’ultimo fondo dedicato alla crisi Wärtsilä.

Lo ha ricordato monsignor Crepaldi nella sua omelia, nella quale il vescovo ha sottolineato come Trieste «aveva intuito di avere in lui un interlocutore disinteressato e un interprete intelligente. Omar ci ha affidato un lascito che va custodito e coltivato: la responsabilità di farci carico di Trieste. Credeva in questa città, sperava nei suoi progetti di sviluppo, la amava. E con riferimento alla crisi della Wärtsilä, ebbe parole lungimiranti. Scrisse: “Trieste c’è. La mobilitazione della città è iniziata e bisogna fare in modo che diventi collettiva”. Cosa che è avvenuta con la manifestazione di sabato scorso». Crepaldi ha ricordato poi che «in occasione del conferimento del Sigillo trecentesco a Il Piccolo per i suoi 140 anni, ebbe ad affermare: “C’è stato un momento che ho capito che voglio morire facendo il giornalista. Quando migliaia di persone hanno sfilato sotto le nostre finestre urlandoci contro e usando a sproposito la parola “libertà”. Io dico che noi continueremo a fare il nostro lavoro in modo serio. E saremo sempre liberi”».

Dopo la celebrazione, Crepaldi ha portato le sue condoglianze alla famiglia di Monestier, rappresentata dalla moglie Sara e dalla figlia Benedetta. In chiesa erano presenti i giornalisti del Piccolo, i vertici del gruppo Gedi, i colleghi delle televisioni, il prefetto Annunziato Vardè, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e quello di Muggia Paolo Polidori, l’assessore regionale Alessia Rosolen e altre autorità.

«Rinnovo la mia vicinanza alla famiglia – ha detto Vardè – per questo tristissimo evento: ricordiamo una persona di altissima cultura che tanto ha fatto per il territorio». Dipiazza ha richiamato la figura di «un giornalista gentiluomo, un uomo straordinario che ha contribuito alla crescita della nostra città». Rosolen ha rammentato «la passione e l’innovazione portata da Monestier: tutto questo si vede nella risposta che hanno dato i suoi collaboratori e rappresentanti della città». Per la senatrice Pd Tatjana Rojc, «Monestier è stato un uomo colto e garbato: ricorderemo di lui l’attenzione per i grandi temi contemporanei, l’ironia fulminante. Lo animava una vitalità instancabile, un interesse costante per le persone e i fatti». Presente alla messa anche Alessandro Ciani, assessore del Comune di Udine: «Era doveroso esserci, a nome del sindaco e di tutta la città, a ricordare l’indimenticabile direttore del nostro giornale, uomo intelligente, profondo e innamorato di Udine, del Friuli e di tutto il Nord Est».

All’uscita dalla funzione, Riccardo Illy si è soffermato «sull’attaccamento di Monestier alla città e alla professione: lo apprezzavo per questo, perché era un grande professionista e perché amava Trieste». Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Cristiano Degano ha evidenziato che «Omar è riuscito ad assumere la direzione di due quotidiani della regione con grande equilibrio: ha dato un contributo notevole a superare alcune conflittualità e alcuni campanili che non hanno ragione di esistere». «Mi hanno sempre colpito la sua apertura e la sua franchezza», ha detto infine il direttore del Teatro Rossetti Paolo Valerio, ricordando «il suo modo di farti sentire importante, la sua sensibilità, il suo entusiasmo per la vita e la sua grande capacità di comunicazione».

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