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Il parco comunale dell’Isonzo dopo le cure regala la libertà a due poiane e quattro gheppi

Il Centro di recupero della fauna selvatica di Terranova a San Canzian adotta lo spazio di Turriaco per sensibilizzare le nuove generazioni

Laura Blasich
1 minuto di lettura

TURRIACO Il Parco comunale dell’Isonzo a Turriaco ha fatto da palcoscenico ieri mattina alla liberazione di due poiane adulte e quattro giovani gheppi, tra le esclamazioni di meraviglia dei 50 bambini che stanno frequentando il Centro estivo comunale, molti altri accompagnati dai genitori e una decina di utenti del Cisi, invitati, anche a pranzo, da Matteo Caiffa gestore del Kiosko Pojana. Tutti e sei i rapaci diurni, come il gufo reale liberato la scorsa settimana, sono stati accolti e curati nel Centro di recupero della fauna selvatica ed esotica di Terranova di San Canzian d’Isonzo, gestito, assieme a una serie di volontari, da Damiano Baradel, che ha portato i volatili nel parco dell’Isonzo, dando modo di vederli da vicino e di spiegare cosa faccia la struttura.

I due appuntamenti sono stati organizzati dal Comune di Turriaco, presente con il sindaco Enrico Bullian e l’assessore alle Opere pubbliche Nicola Pieri, oltre che con alcuni consiglieri comunali, come occasione di sensibilizzazione al rispetto della natura e ai comportamenti da tenere per proteggerla. Come, ad esempio, prestare attenzione a non rilasciare in natura delle specie aliene invasive, come la tartaruga Trachemys scripta. «Farlo è vietato dalla legge», ha ricordato Baradel, che nel Centro, a fronte del divieto di acquisto e commercializzazione scattato tre anni fa, ne sta accogliendo ormai 800. Per gli esemplari di fauna selvatica autoctona l’obiettivo rimane, invece, quello della reintroduzione in natura, com’è stato effettuato ieri, dopo il periodo di cura e riabilitazione dei rapaci nelle apposite voliere lunghe 25 metri di cui la struttura di Terranova si è dotata.

Una delle due poiane era giunta al centro con un’ala spezzata e l’altra con una lussazione, sempre a un’ala, mentre i gheppi sono arrivati da nidiacei, crescendo, quindi, all’interno del centro. Di maggiori dimensioni, le poiane sono state liberate dal sentiero in cima all’argine che delimita il parco dell’Isonzo e i gheppi, più piccoli, dal prato.

Tutti hanno preso velocemente il volo verso i campi e le aree boscate poste oltre l’argine, anche se una poiana, forse ancora disorientata, si è posata su un albero della zona più frequentata dell’area naturale. «L’esperienza che abbiamo effettuato in passato, monitorando i rapaci attraverso piccole radiotrasmittenti, ci hanno permesso di verificare il successo della reintroduzione in natura – sottolinea Baradel –, che è stato del 100% per le poiane».

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