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Il presidente di Nomisma Energia: «Dipendiamo troppo dall’estero: investire nelle centrali è la priorità»

Per Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, una integrazione esiste già: ad esempio il petrolio per l’industria tedesca parte da Trieste

Piercarlo Fiumanò
2 minuti di lettura

TRIESTE Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, è uno degli economisti più ascoltati in Italia sul tema energia.

Tabarelli, il 2022 sarà l’anno della costruzione di un’alleanza tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Carinzia, Slovenia in nome della transizione energetica transfrontaliera. A Trieste si punta a creare una valle dell’idrogeno con grandi soggetti industriali. Come può essere gestito questo processo?

Il 30% dei fondi del Pnrr è vincolato a obiettivi di sostenibilità ambientale. Ciò deriva dal fatto che il Parlamento europeo ha una forte sensibilità ecologica che attraversa trasversalmente tutti i gruppi. In Fvg stiamo parlando di interventi che daranno una spinta importante all’intero Nordest che è un nodo strategico per i traffici da e per il centro Europa.

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Una politica energetica transfrontaliera?

L’Italia come Slovenia e Croazia fa parte dell’Unione Europea che spinge dai tempi di Maaastricht su un’economia sostenibile. É in atto un processo di integrazione che punta alla creazione di un mercato unico anche per quanto riguarda il gas e l’energia. D’altra parte già oggi il petrolio da Trieste rifornisce l’ industria tedesca e gli sloveni esportano l’energia prodotta dalla centrale nucleare di Krško. L’Italia è una piattaforma importante nella geopolitica dell’energia che guarda verso i Balcani. L’elettricità è il filo che conduce il nostro sviluppo economico. Ma quando viene a mancare sono problemi seri.

A Trieste si punta a creare una valle dell’idrogeno transfrontaliera con Slovenia e Croaziai. Che ne pensa?

Alla risorsa dell’idrogeno sono legate molte speranze nella transizione energetica ma il rischio di sprecare risorse è reale. E una fonte energetica non nuova e molto ambiziosa ma con costi di produzione troppo alti: quello che si produce attualmente, quasi totalmente nelle raffinerie di petrolio, non è certo sufficiente. Per una seria pianificazione dell’utilizzo di idrogeno bisogna fare i conti con i costi industriali.

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La transizione energetica rischia di avere un prezzo elevato ?

L’idrogeno, che pone problemi seri per lo stoccaggio e il trasporto, non risolve il problema. Eppure l’Italia si sta riempiendo di valli dell’idrogeno dalla Valcamonica all’Emilia Romagna. La realtà è un’altra. Consideri che il 40% dei consumi europei di gas dipende dalla Russia. Uno scenario che si sta complicando molto in queste ore a causa dei venti di guerra in Ucraina. Non abbiamo molto tempo. Dobbiamo scongiurare il pericolo che si verifichi quanto successo nel 2003 quando collassò il sistema elettrico. Oggi tutta l’Europa, dalla Germania alla Francia, sta soffrendo.

I prezzi delgas sono alle stelle

Solo un anno e mezzo fa il prezzo del gas era dieci volte inferiore rispetto a oggi. Mi pare un segnale allarmante che i municipi italiani abbiano cominciato a spegnere la luce per risparmiare. Abbiamo bisogno di infrastrutture per l’importazione di energia soprattutto per gestire la difficile ripartenza del Paese nel post-pandemia. Ma non mi pare che stiamo andando nella giusta direzione. Ricordo qualche anno fa nella vostra regione i veti per motivi ambientali sul progetto del rigassificatore di Zaule a Trieste. La Croazia invece si è mossa velocemente realizzando il rigassificatore di Veglia. L’Italia non ha investito a sufficienza nelle fonti tradizionali. Intanto il Paese continua a deindustrializzarsi.

Troppa dipendenza dalla Russia?

Il blocco delle forniture di gas da Mosca sarebbe una tragedia e porrebbe serissimi problemi. Siamo troppo dipendenti dall’energia che importiamo dall’estero. Le fonti rinnovabili, cone l’idroelettrico che è una soluzione adottata nel passato, non sono sufficienti. Il problema è che il 46% della nostra produzione di elettricità dipende proprio dal gas, contro il 16% di fotovoltaico e solare. La transizione energetica vuol dire più consumo di elettricità, sarà necessario fare più centrali elettriche. E quelle che ci sono devono funzionare. Tutto ciò richiede investimenti per evitare che le imprese chiudano, come accade oggi, per il caro-energia.

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