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Salgono a 555 i nuovi ronchesi 154 provengono da Monfalcone

Nel 2021 sono 40 arrivi in più rispetto al 2020: 49 giungono da Staranzano e 48 da Trieste, mentre tra gli stranieri spiccano i rumeni (15) e i pakistani (14)

Luca Perrino
2 minuti di lettura

/RONCHI

Sono 555 i nuovi ronchesi. Con un saldo positivo di 40 unità rispetto ai 515 che nel 2021 hanno lasciato il territorio comunale. Erano stati 544 coloro i quali, nel 2020, avevano deciso di trasferirsi a Ronchi dei Legionari. Che, come tanti altri Comuni della penisola, debbono fare i conti con la bassa natalità e con un numero di decessi sempre più alto.

Ma da dove arrivano i nuovi ronchesi? Come nel recente passato, non sono pochi quelli che decidono di trasferirsi da Monfalcone: 154 contro i 151 del 2020. Poco si sa delle ragioni di questo esodo. Ma potrebbe essere il desiderio di trasferirsi in un posto più tranquillo. Scorrendo la “classifica” dei nuovi residenti, 49 arrivano sempre dalla Bisiacaria, da Staranzano per la precisione, mentre 48 sono giunti da Trieste. Trenta arrivano da San Canzian d’Isonzo, 19 da Fogliano Redipuglia, mentre 15 e 14 sono rispettivamente quelli che si sono trasferiti da Romania e Pakistan. Sono i due Paesi stranieri dai quali arrivano più immigrati. Undici sono i bengalesi, 5 rispettivamente da Ucraina, Afghanistan e Albania. Guardando ancora a chi arriva dagli altri centri della regione, troviamo 13 provenienti da Grado, 12 da Duino Aurisina, Gradisca d’Isonzo e Gorizia, 10 da Turriaco e San Pier d’Isonzo. Ci sono poi altri Comuni della penisola: 6 da Pompei, 5 da Venezia e da Vico Equense, 4 da Monreale, 3 da Agrate Brianza e Ancona, ma anche da Grottaferrata e da Somma Vesuviana. Casi isolati, con un solo movimento in arrivo, si registrano, ad esempio, da Tricesimo, Mossa e Palmanova, ma anche da Termoli, Roma, Piombino, Latina e Fiumicino. Movimenti in ingresso anche da altre parti della nostra nazione e da tanti Paesi stranieri.

«Non posso che essere contento di accogliere nuovi ronchesi – ha detto il sindaco Livio Vecchiet – e spero che possano essere soddisfatti di questo trasferimento. Spero che possano godere dei nostri servizi, possano fruirne con soddisfazione, ma anche che possano, piano piano, integrarsi con la nostra comunità, magari, anche, dando linfa alle nostre associazioni e, quindi, sentendosi ronchesi a tutti gli effetti».

È mutata, negli anni, la composizione della popolazione residente nella cittadina. Nel 1910 ci fu l’ultimo censimento austriaco della popolazione. A Ronchi, non ancora dei Legionari, risiedevano 4.269 abitanti: 3.851 erano cittadini austriaci e 418, cioè quasi il 10%, erano Staatsfremde, cittadini stranieri, cioè migranti italiani, detti dalla gente “regnicoli”, perché provenivano dal confinante Regno d’Italia.

Nel 1915, a causa della guerra, la popolazione dovette lasciare il territorio. Sono ben note le vicende dei profughi di Wagna. È meno nota la vicenda degli abitanti che rimasero e aspettarono l’arrivo dei soldati italiani. Il Regio Commissario di Ronchi tenente Stefano Pernigotti, arrivò il 23 luglio 1915, mentre infuriava la seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio-4 agosto 1915) e trovò ancora 2.500 persone che entro l’anno se ne dovettero andare in varie località d’Italia, non solo per i bombardamenti, ma anche perché era scoppiato il colera. Quota 12 mila abitanti era stata raggiunta nel 2017, ma i tanti movimenti in ingresso stanno a significare che sono molti a fissare qui la propria residenza.—

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