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domani a gorizia i funerali dell’ex sindaco

De Incontrera: «Se la città ha il teatro il merito è della visione di Demarchi»

Il professore: «Mi colpirono l’umiltà e la determinazione. La cultura cittadina deve tanto a Gianfranco»

Roberto Covaz
2 minuti di lettura



Domani alle 11 nella chiesa di Sant’Ignazio a Gorizia verranno celebrati i funerali di Gianfranco Demarchi, scomparso all’età di 77 anni, già sindaco (dal settembre 1988 al gennaio 1991) e più volte assessore comunale di Monfalcone prima nel Pci e poi nel Psi.

Gianfranco Demarchi era nato a Monfalcone il 25 dicembre 1944 da famiglia monfalconese. Dal 1988 al 2017 ha vissuto a Ruda con la moglie Giuliana prima del trasferimento a Gorizia. «Affetto da malattia di Parkinson - ricorda la signora Giuliana - è stato accuratamente seguito dalla dottoressa Rita Moretti del Cattinara che gli ha permesso di condurre una vita di buona qualità per tre anni. Gianfranco era una persona caratterizzata da modestia, consapevole dei propri limiti, onestà intellettuale, capacità di ammettere l'errore, impegno immediato a rimediare. Preminente è stato lo spirito di servizio nell'ambito di ogni ruolo da lui ricoperto. Ha nutrito un rispetto autentico per animali, piante, umani e ogni tipo di esistenza. Ha coltivato un amore autentico per la cultura, intesa come culture plurime e portatrici di valori. Grande impegno personale e consapevolezza delle responsabilità che gli venivano affidate, così nella vita privata, nell'assistere amici in difficoltà, nella soluzione di problematiche che riguardassero la socialità. Considerava il teatro, l'ideazione, costruzione ed avvio di prestigiose stagioni musicali con il maestro De Incontrera, come una sorgente di nuove possibilità evolutive umane e culturali delle persone che vivevano nella città dei cantieri. Una grande apertura di prospettiva: il dialogo, la condivisione del bello e del piacere contrapposti alle conflittualità tipiche della città dei cantieri. Nessuno l'ha mai sentito vantarsi di un'operazione ardua come quella. So che dentro di sè provava gioia di aver contribuito essenzialmente ad una nascita, come appunto quella del teatro».

E proprio sulla vicenda del teatro e della paternità della realizzazione del Comunale interviene, ricordando Demarchi, il professor Carlo De Incontrera. «Alla fine degli anni Settanta venni ad abitare a Monfalcone. Ricevetti la telefonata di Gianfranco Demarchi, assessore alla Cultura. Mi colpì la sua misura nel parlare, l’umiltà, persino la timidezza e, contemporaneamente, la determinazione a raggiungere gli obiettivi: far uscire Monfalcone dalla stagnante, per non dire desertica situazione culturale. Sperava in una mia collaborazione. Ero oberato di impegni, ma la fermezza e la serietà di quel giovane insegnante, il suo impegno politico mi convinsero e ci mettemmo al lavoro. Monfalcone, allora, mancava di tutto, non c’era un teatro, solo alcuni spazi del tutto inadeguati. Grazie allo straordinario impegno di Demarchi, siamo riusciti a gettare le basi di quella che poi è diventata una delle attività più prestigiose della città. Iniziammo nel settembre del 1981, nel segno di Beethoven. Seguirono le rassegne dedicate a Mozart, a Richard Wagner, alle arti a Vienna nell’età di Freud. Tra mostre, conferenze, lezioni, concerti, nei due anni successivi riuscimmo a realizzare una cinquantina di manifestazioni. Luoghi deputati furono le piccole sale del Palazzetto Veneto e Antiche Mura, quella dell’ex Albergo Impiegati, la chiesetta del Rosario; per alcune iniziative siamo stati costretti a chiedere ospitalità a Gorizia, a Cormons, a Gradisca. Così, fino al 17 maggio 1983, quando venne finalmente inaugurato il teatro Comunale. Monfalcone deve davvero molto all’assessore e poi sindaco Gianfranco Demarchi, e alla struttura del Comune che seguendo le sue direttive ha operato in quegli anni. Furono siglati rapporti di collaborazione con prestigiose istituzioni internazionali (Teatro La Fenice e Biennale di Venezia, Teatri di Pisa e di Ferrara, Piccolo Teatro di Milano, Rai, Sissa di Trieste, Radiotelevesione di Lubiana, Berliner Festwochen, Goethe-Institut di Monaco), e in pochi anni la città divenne uno dei centri culturali più importanti della regione, sino a conquistarsi nel 1991 il Premio Abbiati dei critici musicali italiani. Queste, dunque, sono state le basi su cui si sono poi sviluppate tutte le altre iniziative culturali della città: i Festivals, le stagioni di prosa, le collane editoriali, la nuova biblioteca, la galleria d’arte, il Museo della cantieristica. Fondamenta volute e rese possibili grazie all’impegno, alla visione politica di Gianfranco Demarchi». —



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