TRIESTE Buon compleanno Piccolo: 140 anni sono una bella età. Un tempo sufficiente per averne viste di tutti i colori, tra Guerre mondiali, incendi, occupazioni, cambi di proprietà, ribaltoni tecnologici. Il giornale c’era, ha raccontato tutto, ha vissuto tutto, ed è rimasto in piedi. E oggi va avanti, cresce, si evolve, ascolta, racconta, sbaglia, commuove: narra la storia di una comunità intera, quella di Trieste e della Venezia Giulia.
«È la nostra voce, un faro per la città», per dirla con le parole del sindaco Roberto Dipiazza, che mercoledì 29 dicembre, giorno del 140esimo anniversario del quotidiano, lo ha omaggiato con uno dei riconoscimenti più prestigiosi: il sigillo della città.
Teodoro Mayer avrebbe apprezzato, di sicuro. Forse un pizzico stupito nel vedere politici e giornalisti in mascherina Ffp2 riflettere, nella sala del Consiglio comunale in piazza Unità, sul futuro della sua creatura, venuta al mondo il 29 dicembre del 1881, al costo di un soldo e con 32 copie vendute. Ma lui, innovatore nel sangue, molto probabilmente avrebbe condiviso le parole pronunciate in Aula: «Questo sigillo, il Piccolo se lo merita, perché è parte integrante di queste terre e con esse sta vivendo un momento di crescita, come fu tra Settecento e Ottocento, e poi tra Ottocento e Novecento». Parole, queste, del direttore Omar Monestier, intervenuto durante la cerimonia in Municipio.
Il direttore, dopo aver ringraziato l’amministrazione comunale per il riconoscimento, ha tracciato un bilancio, ma soprattutto tratteggiato i nuovi orizzonti del giornale: «Abbiamo un grande passato, dal quale però non ci faremo schiacciare. Il nostro futuro sarà sempre più digitale, perché è lì che le persone ci seguiranno sempre più numerose. C’è stato un momento - ha aggiunto - in cui ho capito che voglio morire facendo il giornalista: quando di recente migliaia di persone hanno sfilato sotto le nostre finestre urlandoci contro e usando a sproposito la parola “libertà”. Davanti a quel tipo di protesta io dico che noi continueremo a fare il nostro lavoro in modo serio. E saremo sempre liberi».
La condirettrice Roberta Giani ha ricordato il suo debutto come giovane e «terrorizzata» cronista politica proprio in Consiglio comunale trent’anni fa, spronando tutti a «osare, per costruire un futuro senza paura di contaminazioni. Il giornale - ha detto - è l’unico in Italia a raccontare in un certo modo territori come l’area mitteleuropea e i Balcani, e deve continuare a farlo con modalità sempre più innovative».
Ciro Esposito, componente del Comitato di redazione, ha invitato tutti a incontrarsi di nuovo nel 2031 «nel cuore della nostra comunità, il Consiglio comunale». E poi è stata la volta di altri due “testimonial” della redazione: Elisa Lenarduzzi, la più giovane, che si occupa da anni di web, e che in Aula ne ha raccontato albori e orizzonti, e Piercarlo Fiumanò, il collega “senior”. «Quando ho iniziato lavoravamo con fax grandi come macchinette della Coco-Cola», ha detto Fiumanò (leggendo però il suo discorso da un più che contemporaneo smartphone). «Mayer - ha aggiunto - è stato il nostro Elon Musk e quell’innovazione deve andare avanti».
La cerimonia, cui hanno preso parte alcuni consiglieri e assessori comunali, e una delegazione di redattori del giornale, è stata aperta dagli omaggi del presidente del Consiglio Francesco Panteca.
Il giornalista Pietro Spirito ha introdotto il video celebrativo realizzato per i 140 anni e gli altri interventi. Come quello dell’ad di Gnn Fabiano Begal, che ha detto di essere «onorato» e ha ricordato come Trieste sia «una città importante, unica e diversa da tutte le altre».
Da parte dei rappresentanti del giornale, il ringraziamento all’Amministrazione comunale e al sindaco Dipiazza. «Se tornate qui nel 2031 però io non ci sarò più come sindaco - ha scherzato Dipiazza -. Il Piccolo è una bella immagine e una guida per la nostra comunità. In questi anni da voi ho avuto più soddisfazioni che negatività, e i prossimi saranno importantissimi per tutta quest’area, che riprenderà una vitalità incredibile grazie a risorse che solo qualche anno fa avremmo solo potuto sognare. A nome mio e della città - ha concluso il primo cittadino - vi dico grazie per quello che fate e per il vostro lavoro».
Dopo il conferimento del sigillo della città, Monestier e Giani hanno lasciato le loro dediche sul libro d’oro del Comune: “Liberi Sempre” e “Ci vediamo per i prossimi 140 anni”. —
Articoli rimanenti
Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
1€/mese per 3 mesi, poi 2.99€ al mese per 3 mesi
Sei già abbonato? Accedi
Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito