Il rebus Ex Ardiss e casa Francol, confinanti e ancora senza certezze
Due operazioni irrisolte sul tavolo della nuova giunta, nell’area tra via Crosada e via Capitelli
Magrle incompiute
Altre due “incompiute” aspettano che la giunta si insedi per ottenere ascolto e attenzione: si tratta delle ex case Erdisu-Ardiss e di casa Francol.
In realtà sono fascicoli distinti, anche sotto il profilo delle competenze amministrative, ma sono accomunate dallo stesso contesto, ovvero il piano Urban e il centro storico. Soprattutto sorgono a pochi metri l’uno dall’altro, quindi presupporrebbero un approccio coordinato. L’area è di sicura suggestione, tra via Crosada e via Capitelli, a breve distanza dallo scavo archeologico.
Cominciamo dal caso apparentemente più semplice, cioè quello delle ex case Erdisu-Ardiss, costruite dall’edilizia universitaria poi trasferite al Municipio quando sindaco era Roberto Cosolini. In uno scacchiere delimitato dalle vie Capitelli, Trauner, della Corte, confinante con i recenti spiazzi Cecovini e Spaccini, commotate dal frequentato “Cemut”, ecco sei palazzine che contengono 33 mini-appartamenti per circa 1.700 metri quadrati: aspettano che il Comune trovi un gestore.
La scorsa primavera sembrava quasi fatta e il bando di gara era pronto a spiccare il volo in giunta: concessione di 9 anni, fatturato ipotizzato di 2,8 milioni durante questo periodo, canone annuo da versare al Comune pari a 30.000 euro a partire dal terzo anno. Da tempo c’è un pretendente, la So.Ges. che gestisce l’ex Ospedale militare: la società è diretta da Alberto Galardi e appartiene al gruppo milanese DoveVivo, uno dei brand di punta nel settore co-living.
Ma il bando rimase nei computer degli uffici, s’incagliò nelle tensioni tra Lavori pubblici e Immobiliare, dove verrà trovato dalla futura giunta: il suo lancio dovrebbe essere una delle cose più semplici per riaccendere i motori deliberativi.
Assai più complesso il caso Francol. Il rudere era stato rispolverato dalla giunta Dipiazza dopo che l’ex direttore dei Lavori pubblici, Enrico Conte, aveva ripescato 1,4 milioni inutilizzati dalle risorse Urban. Dipiazza aveva insistito per investire su un bene dal quale ricavare un po’ di soldi. Casa Francol sarebbe stata trasformata in una sorta di casa-vacanze in un quadro di project financing da 4,5 milioni. Ma non si è trovato alcun privato disposto a metterci oltre 3 milioni. —
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