Papa Francesco in Ungheria e in Slovacchia. A Budapest l’incontro con Orban
Dopo 25 anni un Pontefice nel Paese magiaro. Confermato per domenica il colloquio con il premier populista
Stefano Giantin
Un viaggio impegnativo, inevitabilmente complicato e con tante possibili chiavi di lettura, in ogni caso storico. È quello di Papa Francesco, che tra domenica e mercoledì volerà in Ungheria e in Slovacchia per il suo primo viaggio pastorale dopo l’intervento al colon dello scorso luglio.
Il viaggio sarà in due tappe, ma tutta l’attenzione è puntata su quella in terra magiara, nella Budapest dove un papa ritorna dopo 25 anni e che oggi è dominata dal premier populista Viktor Orban, primo sostenitore in Europa del sovranismo e delle porte sbarrate a migranti e profughi. Dall’altra parte c’è un pontefice che si è sempre schierato a favore di tolleranza e accoglienza per chi fugge dalla guerra, arrivando ad affermare nel 2018 che l’Europa sarebbe alle prese con un «inverno demografico» e che solo l’immigrazione potrebbe salvarla «dallo svuotarsi».
Malgrado le differenze, Francesco - anche se solo per mezz’ora - incontrerà il premier Orban, assieme al presidente Janos Ader, al Museo delle Belle Arti, ha confermato il Vaticano cercando di porre un freno a mesi di voci su un ipotetico schiaffo del pontefice al premier populista attraverso un mancato incontro. A rinfocolare le polemiche sono stati però autorevoli media specializzati cattolici, che hanno suggerito che la brevità della visita del Pontefice in Ungheria – meno di sette ore contro i tre giorni riservati alla Slovacchia, Paese dove Francesco incontrerà anche le comunità rom ed ebraiche, nonché la presidente Zuzana Caputova nel palazzo presidenziale - andrebbero letti come un’implicita critica del Papa alla filosofia di Orban. Lo hanno fatto organi di stampa cattolici storici, come il britannico The Tablet, che ha scritto che la scelta di Francesco dovrebbe essere interpretata «nel contesto della sua fiera critica ai leader nazional-populisti», incluso Orban. «Il Papa cerca di minimizzare l’incontro con Orban», ha sostenuto anche il francese La Croix. Ancora più duro l’autorevole National Catholic Register, di indirizzo conservatore. Di certo, il brevissimo tempo che Francesco trascorrerà a Budapest è «inusuale», ha commentato anche l’agenzia Reuters.
Interrogato all’inizio del mese sul significato della tappa a Budapest dalla radio spagnola Cope, il Papa aveva risposto «di non sapere» se avrebbe incontrato Orban ribadendo di voler andare a Budapest esclusivamente per il Congresso eucaristico internazionale e per la grande messa conclusiva. E nell'ultimo Angelus, domenica scorsa, Francesco - mentre diceva del viaggio - ha parlato ampiamente di accoglienza e solidarietà. L'Europa «deve testimoniare anche oggi, non tanto a parole, ma soprattutto con i fatti, con opere di misericordia e di accoglienza, il buon annuncio del Signore che ci ama e ci salva», è stato il messaggio in cui si evoca la crisi in Afghanistan e possibili nuovi esodi di migranti e profughi. Sulla brevista della permanenza di Francesco in Ungheria il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni ha rimarcato che «il desiderio del Papa era di essere presente alla messa di chiusura del Congresso eucaristico, senza voler aggiungere altri elementi al significato spirituale di questa presenza. A Budapest tutto ruoterà attorno a questo».
Sottotraccia in Ungheria per ora la politica interna. L’organizzazione Human Rights Watch ha lanciato un appello affinché il Papa parli con Orban di «rispetto di chi ha bisogno di protezione». Diverso il tono di Gergely Karacsony: «Persone manipolate da un demagogo diventano una massa sorda», è un «concetto familiare agliungheresi», ha suggerito su Facebook il sindaco europeista di Budapest e probabile sfidante di Orban alle elezioni, postando una foto del libro di Francesco “Ritorniamo a sognare”.
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