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Vanity Fair racconta la città attraverso dieci locali “bandiera”

L’ampio reportage nell’edizione web dedicato dalla nota rivista Dall’Harry’s Piccolo al Buffet Da Roby, un viaggio tra piatti e gusti

Mi.Br.
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il focus

La rivista Vanity Fair, nella versione online, dedica un ampio approfondimento a Trieste e suggerisce ai lettori i 10 ristoranti considerati al top per scoprire al meglio i sapori della città. Sono Harry’s Piccolo Restaurant, Trattoria Al Sub, Ai Maestri, Antica Trattoria Suban, Menarosti, Al Bagatto, Trattoria NerodiSeppia, Alla Voliga, Buffet da Pepi e Buffet Da Roby. Nell’articolo, curato da Maurizio Bertera, si sottolinea subito come Trieste sia «crocevia di storie e di paesi, con influssi che hanno creato una cucina di frontiera, ricca e varia».

A ogni locale selezionato è dedicata una foto e una breve descrizione, dove si esaltano le singole peculiarità, viene descritto l’ambiente e le specialità, viene indicata la zona, e si esaltano i punti di forza, suggerendo anche alle persone cosa scegliere tra vini e menu.

Dei due buffet scelti viene evidenziata la lunga storia alle spalle e la possibilità di gustare proposte che fanno parte della tradizione triestina, per un pasto o una merenda. La copertina è tutta per lo stellato Harry’s, con i protagonisti delle prelibatezze preparate, Matteo Metullio e Davide De Pra, immortalati in piazza Unità d’Italia.

Parlando poi in generale della città, il giornalista si sofferma sui caffè storici e sui buffet, questi ultimi definiti «a metà strada tra un bar e una trattoria, servono i robusti piatti della tradizione asburgica». Tra le proposte messe in risalto si leggono il ‘brodeto’ e il baccalà mantecato, il gulash, i cevapcici, la jota e i dolci come la putizza o la pinza. Secondo l’esperto, che evidentemente ha realizzato un tour molto gradito tra i locali, «la cucina di Trieste è un connubio perfetto tra i sapori mediterranei e quelli mitteleuropei: i piatti di pesce presentano le caratteristiche della gastronomia della costa adriatica, in particolar modo di Istria e Dalmazia, ma pure veneti, mentre quelli di carne ricordano i gusti dei Paesi danubiani». L’articolo completo è pubblicato su www.vanityfair. it.—



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