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La delusione delle opposizioni «Esperienza svilente e negativa»

Da Barbo a Grim, da Danielis a Bassa Poropat una sonora bocciatura «Noi usati solo per il numero legale e il dibattito è stato povero»

Li. Go.
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LE VOCI

Un’esperienza «frustrante, negativa, svilente». Descrive così questi cinque anni chi li ha vissuti sugli scranni dell’opposizione. «Il mio parere è pesantemente negativo, al di là della conduzione di Panteca o di Marco Gabrielli, con i quali i rapporti sono stati civili», afferma Giovanni Barbo del Pd: «I consiglieri, compresi quelli di maggioranza, non hanno potuto esercitare appieno il loro ruolo. Molte delibere sono state presentate come proposte di ratifica: impossibile emendarle. Le nostre mozioni sono state respinte a prescindere. Quelle approvate devono ricevere risposta scritta: nell’80 per cento dei casi non è avvenuto. In tal senso - continua il dem Barbo - Panteca avrebbe potuto sollecitare maggiormente la giunta. Idem per le interrogazioni. E ricordo che il sindaco Dipiazza ha mancato di rispetto a me e Laura Famulari».

Per Elena Danielis del M5s «Panteca non è stato super partes: ha espresso giudizi, interrotto i consiglieri di minoranza mentre intervenivano, facendo invece eccezioni alle regole a favore degli altri. C’era sempre poco tempo per studiare i documenti, anche perché la maggioranza perlopiù non li leggeva. Era la mia prima esperienza: entusiasta all’inizio, mi sono poi sentita frustrata dalla dittatura della maggioranza: noi servivamo solo a reggere il numero legale. Mi è dispiaciuto - continua la consigliera - soprattutto lo scarso rispetto per il ruolo delle Istituzioni». Così Antonella Grim di Italia Viva: «Svilente, da parte della giunta, la gestione del rapporto con i consiglieri, anche di maggioranza. L’amministrazione ha fatto un timido tentativo di collaborazione nel 2020, in piena emergenza Covid, poi dimenticato».

A simili considerazioni, Maria Teresa Bassa Poropat dei Cittadini aggiunge: «Deludente la povertà del dibattito politico, ridotto all’osso. È mancato il piacere della dialettica tra maggioranza e opposizione. Si andava al voto e chi aveva i numeri passava, come se il Consiglio fosse un rito, uno spettacolo teatrale già previsto, senza sorprese, che si svolge e finisce là. Le istanze degli elettori - aggiunge Bassa Poropat - che noi rappresentiamo sono state ignorate. In altre aule non era così».

Infine per Roberto De Gioia di Futura trattasi di «ordinaria amministrazione: è il gioco delle parti». —



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