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Discriminazioni sul lavoro un protocollo fra le istituzioni

Creata una rete locale che offrirà un sostegno psicologico, medico e giuridico Numeri verdi e siti web per chi sente di aver subito violenze o violazione di diritti

Emanuela Masseria
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Emanuela Masseria

Giovani, donne, immigrati, lavoratori precari. Questo l’identikit di gruppo dell’ampia categoria di vessati sul lavoro, in Italia come altrove. A tendere una mano a chi subisce discriminazioni sul territorio goriziano è un’ampia rete di soggetti pubblici e privati che ieri ha sottoscritto un protocollo in Prefettura. Si è così costituita una rete locale che offrirà un sostegno psicologico, medico e giuridico integrato a chi sente di aver subito violenze psicologiche e violazioni dei propri diritti sul luogo di lavoro.

Dal punto di vista operativo, tutti i soggetti che hanno aderito, o aderiranno, al protocollo si attiveranno una volta ricevuta notizia di un episodio di violenza o discriminazione da parte di un lavoratore o lavoratrice. La rete fornirà informazioni sulle possibili tutele integrate (mediche, psicologiche, giuslavoristiche, sindacali, di parità) di cui poter disporre. Nello specifico, all’iniziativa promossa dalla consigliera di Area vasta Goriziana, Anna Limpido, hanno aderito il Punto di ascolto anti-mobbing di Gorizia, rappresentato ieri dalla coordinatrice Teresa Dennetta, l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Gorizia, per il quale c’era la presidente Roberta Chersevani ma anche la Cisl con il responsabile territoriale Gianni Barchetta, la Cigl con il segretario provinciale Thomas Casotto e la Uil con Andrea Di Giacomo. Presente anche Anna Olivetti per le sezioni locali di Federfarma e Ordine dei farmacisti nonché l’Ispettorato del lavoro di Gorizia e Trieste per il quale è intervenuto il direttore Pierpaolo Guaglione. Tutti i presenti si sono impegnati a creare uno spazio dedicato nelle proprie pagine internet che raggruppi i numeri di emergenza e altre facili informazioni che consentano l’orientamento dei lavoratori e lavoratrici in caso di bisogno. La rete potrà inoltre farsi promotrice di iniziative di sensibilizzazione e comunicazione per combattere i fenomeni di discriminazione che cerca di arginare con questo protocollo.

Il documento al momento ha una durata di tre anni, comunque rinnovabili. In sede di presentazione è apparso chiaro che la proposta ha raccolto diverse adesioni, considerando che erano presenti molti sindaci e consiglieri dei Comuni dell’Isontino. Un plauso all’iniziativa è arrivato anche dal prefetto Raffaele Ricciardi che l’ha definita «piena di sostanza e in grado di funzionare». Il lavoro da fare per renderla operativa è, comunque, piuttosto ampio e ricco di insidie, innanzitutto culturali ma anche economiche e sociali. Tutti gli intervenuti si sono dimostrati concordi sul fatto che sia piuttosto difficile aiutare determinate categorie di lavoratori fragili che sono poi quelli che non denunciano facilmente gli abusi.

Casotto (Cgil) ha infatti ricordato che «sono soprattutto i dipendenti o i collaboratori delle aziende più piccole e meno sindacalizzate ad aver bisogno di tutele che stentano ad essere garantite. Viviamo ancora in un Paese dove si assume più volentieri un uomo rispetto ad una donna semplicemente perché prima o poi una lavoratrice andrà in maternità». Da qui i primi stop a delle carriere stroncate magari sul nascere, le zoppicanti giustificazioni di redditi più bassi a parità di titoli o di esperienza o ad altre forme di abuso. Il sindaco Rodolfo Ziberna ha però ricordato: «Draghi ha deciso di impiegare ben 7 miliardi di euro nei prossimi anni per combattere le discriminazioni sul lavoro». Chissà che qualcosa, lentamente, non inizi a cambiare. —

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