TRIESTE. Un operatore sanitario su quattro ha rifiutato finora in Friuli Venezia Giulia di sottoporsi alla vaccinazione anti Covid e sarà presto contattato dai dipartimenti di prevenzione per rispondere all’obbligo stabilito dal governo. Mancano all’appello più di 12 mila persone sugli oltre 47 mila medici, infermieri, oss e farmacisti della sanità pubblica, convenzionata e privata. Un numero nel quale ricadono anche i tanti sanitari che si sono contagiati nei mesi scorsi e per ora non devono quindi immunizzarsi. Restano comunque moltissimi addetti, quasi esclusivamente nel settore privato, che non hanno voluto aderire alla campagna. Ora dovranno scegliere tra l’iniezione e la sospensione dal lavoro senza stipendio. I dati della Regione parlano di 35.500 operatori in fase di vaccinazione con il siero Pfizer.
L’iter è alle battute finali: il 96% degli aderenti ha ricevuto la prima dose e il 92% anche il richiamo. A vaccinarsi è stata la quasi totalità dei medici e più dell’80% degli infermieri. La risposta è stata ottima nella sanità pubblica, dove la Regione stima un 5% di mancate adesioni tra i 21.397 dipendenti diretti e delle strutture in convenzione. I numeri sono invece molto inferiori nel settore sociosanitario privato: un mare magnum rispetto a cui non è mai avvenuto un censimento preciso del personale. Il ministero della Salute stima però che la sanità pubblica e privata del Fvg conta in tutto 47.625 operatori: circa 12 mila unità sono i non vaccinati, che saranno individuati ora grazie all’incrocio dei dati.
Chi non risulterà essere stato già positivo, dovrà vaccinarsi o accettare demansionamenti e sospensioni. È quanto ha deciso il governo Draghi e «il decreto va applicato e rispettato», dice il vicepresidente Riccardo Riccardi, secondo cui «siamo davanti a un problema importante e dovremo ora vedere l’impatto di chi continuerà a rifiutare la vaccinazione. Aspettiamo i dati, che gireremo alle autorità competenti: c’è molta attenzione su quanto succederà la prossima settimana». Il responsabile della Salute ha già definito «ingiustificabile» il rifiuto della profilassi e «non adatto a fare questo mestiere» chi si sottrae. I sindacati sposano a loro volta il vaccino obbligatorio.
Ad Aziende sanitarie, ordini professionali e datori di lavoro privati è stato chiesto di inviare alle Regioni gli elenchi di tutti i propri iscritti e dipendenti. Queste liste saranno incrociate con quelle dei vaccinati, per individuare tutte le persone da contattare affinché prendano appuntamento per l’iniezione. In caso di diniego, Aziende sanitarie e strutture private avranno l’obbligo di spostare i “no-vax” dalla prima linea a incarichi amministrativi o mansioni inferiori. Difficile che ciò avvenga, tuttavia, perché il decreto impedisce ai non vaccinati «di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali».Il passo successivo sarà la richiesta di sospensione all’ordine professionale di appartenenza, con conseguente stop dal lavoro e blocco dello stipendio. La prima dose di vaccino è stata ormai somministrata al 13% dei residenti e continuano le prenotazioni, aperte da due giorni ai 70-74 enni. Fra ieri e l’altro ieri, il sistema ha fissato 33.760 nuovi appuntamenti per soggetti vulnerabili e persone fra 70 e 79 anni. In Fvg la campagna prosegue ora al ritmo di almeno 5-6 mila iniezioni al giorno e punta ad arrivare entro poche settimane a 10 mila. Ma le dosi di vaccino a disposizione sono in questa fase inferiori alla capacità di vaccinazione del Fvg e ormai molti governatori lanciano l’allarme sul rischio di dover bloccare le somministrazioni per mancanza di materia prima. Ad oggi la Regione dispone di «15 mila dosi Pfizer e 25 mila AstraZeneca», dice Riccardi.
Il quantitativo è sufficiente per una settimana, anche se il vicepresidente dice che «dovrebbe arrivare ancora qualcosa in questi giorni». A ieri risultavano 239 mila somministrazioni effettuate su 274 mila vaccini arrivati. «Riusciamo a inoculare tutto quanto ci viene consegnato», continua Riccardi, spiegando rispetto alle scorte contate che «stiamo acquisendo i dati e vedremo come proseguire la campagna, ma abbiamo previsioni di aumento delle consegne, che speriamo siano confermate. Johnson & Johnson? Non abbiamo comunicazioni ufficiali su tempi e quantità, quindi non esistono».
Per aumentare la capacità servono anche nuove sedi e la Regione farà partire dalla seconda metà di aprile i nuovi centri vaccinali nelle palestre comunali di Muggia, Aurisina e Ronchi. «Le attività preparatorie stanno procedendo: è stato effettuato un primo sopralluogo e sono stati verificati i locali e la loro idoneità», riferisce Riccardi, che ricorda infine come «grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste, è in corso di organizzazione l’apertura del secondo centro vaccinale di Trieste nel Molo IV»