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L’Associazione del Fante cerca reclute fra i giovani

La realtà combattentistica conta 32 tesserati e sono ormai tutti oltre i 60 anni Il presidente Trodella: «Senza ricambio generazionale rischiamo di chiudere»

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Matteo Femia / Cormons

Cercasi fanti under 60. Se fosse un annuncio, suonerebbe così: ma la richiesta di ringiovanimento del club tramite nuove iscrizioni da parte del presidente della sezione di Cormons dell’Associazione Nazionale del Fante Raffaele Trodella c’è ed è sentita. I 32 tesserati del gruppo cormonese infatti sono tutti pensionati non proprio verdissimi d’età: in comune tra loro hanno l’esperienza a Cormons, come militari di professione o come ragazzi passati tanto tempo fa da queste parti per svolgere il proprio periodo di naja.

«Abbiamo alcuni iscritti provenienti da altre parti d’Italia che si sono fermati qui solo per un brevissimo periodo ma si sono innamorati della città rimanendone legati per sempre – racconta Trodella –: il problema è che siamo tutti in là con gli anni. Tutti i nostri iscritti sono pensionati, la necessità urgente è quella di abbassare l’età media altrimenti la nostra sezione rischia di non avere un futuro» . Il gruppo guidato da Trodella esiste in città dal 12 luglio 1965, quando venne fondato: un’attività dunque lunga più di 55 anni, sempre a difesa della memoria militare in una città come Cormons che per decenni ha visto sul proprio territorio ben due caserme dove di stanza vi era l’Esercito. Oltre all’Amadio in pieno centro, vi era anche la Colombini di Brazzano: entrambe ora sono in mano comunale dopo essere state dismesse.

Cormons nel secolo scorso aveva anche altri punti di riferimento sul fronte delle forze armate oggi non più esistenti: la Guardia di Finanza aveva un proprio comando in via Nievo (ma da un decennio circa quella palazzina è stata trasformata in appartamenti privati) nonché una caserma in località Zegla recentemente messa all’asta dal Demanio.

L’ultimo baluardo cormonese sul fronte della sicurezza è così rimasta la stazione dei Carabinieri in via Sauro. Insomma, la storia racconta di una Cormons che - Arma a parte - ha perso la sua vocazione militare piuttosto forte lungo tutto il Novecento: dal 1935, quando venne costruita la caserma Amadio (visitata nel 1946, quando ospitava le truppe americane, anche dal generale e futuro presidente statunitense Dwight David “Ike” Eisenhower), furono circa 25 mila i militari di leva o di carriera che passarono parte della propria vita a Cormons arrivando da tutta Italia. Molti di essi si fermarono a vivere qui, mettendo su famiglia e diventando parte attiva anche della società civile. La chiusura delle caserme ha però cambiato gli scenari, portando alla situazione denunciata oggi dallo stesso Trodella. Che però apre le porte anche a chi non ha svolto la propria attività militare a Cormons, pur essendo della zona. «La nostra associazione è aperta anche a chi è di un’altra arma combattentistica, non deve essere necessariamente stato un fante – spiega – abbiamo bisogno di un ricambio con una ventata di gioventù, altrimenti rischiamo di chiudere i battenti». —

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