Vaccini Covid, consegne lente: in Italia la campagna non decolla
Mancano le dosi e si prosegue con 200 mila immunizzazioni al giorno. Domenica nuova fornitura di Moderna. Attesa per oggi, lunedì, un’ulteriore spedizione di Pfizer

ROMA Potremmo vaccinare ogni giorno il doppio delle persone. Ma non abbiamo abbastanza dosi per portare a regime la macchina. Secondo le stime della struttura commissariale, guidata dal generale Francesco Figliuolo, la prossima settimana si riusciranno a somministrare circa 200mila dosi di vaccino al giorno, una media già raggiunta la settimana precedente alla sospensione di AstraZeneca.
Negli ultimi giorni la media giornaliera è stata più bassa, circa 175mila iniezioni, ma con l’arrivo delle nuove forniture si potrà salire. Sono a disposizione altre 334mila dosi di Moderna, recapitate ieri, domenica 21 marzo, all’aeroporto di Pratica di Mare e in distribuzione sul territorio da parte dell’esercito.
Si attende per oggi, lunedì 22, un’ulteriore consegna da parte di Pfizer, oltre mezzo milione di dosi, e per mercoledì fino a 280mila dosi di AstraZeneca, con il recupero delle fiale non consegnate la scorsa settimana a causa del blocco.
Fatti i calcoli, dunque, si potranno vaccinare 200mila persone al giorno, ha fatto sapere Figliuolo, ma la capacità di inoculazione raggiunta in Italia in questo momento consentirebbe di raddoppiare, se solo avessimo un numero sufficiente di dosi. Le aspettative sono tutte riposte nel secondo trimestre dell’anno, quando «ci aspettiamo fino a 50 milioni di dosi, di cui 7 milioni sono di Johnson&Johnson quindi monodose – ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza, su Rai1 – E nel terzo trimestre ci aspettiamo fino a 80milioni di dosi. Ci sono le condizioni per accelerare, dobbiamo superare le differenze fra territori, devono correre tutti». Un riferimento ai ritardi nella campagna riscontrati in alcune regioni, in particolare sull’immunizzazione degli anziani over 80, che in alcuni casi sono stati vaccinati all’80% e in altri solo al 10%. Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, evidentemente si è sentito chiamato in causa e ha risposto per le rime: «La verità è che non sono le Regioni a non vaccinare, ma il governo che non è ancora riuscito a garantire approvvigionamenti costanti – ha attaccato – Alla Regione Liguria sono state tagliate circa 60mila dosi di AstraZeneca, cioè il 60% delle consegne di aprile, facendo saltare la programmazione».
A proposito di programmi, sul fronte delle vaccinazioni con AstraZeneca si continua a professare ottimismo, nonostante il caos seguito allo stop delle somministrazioni, ma non dappertutto le rinunce si possono definire marginali. A Napoli, ad esempio, nel secondo giorno di ripresa delle iniezioni con il siero anglo-svedese, alla Stazione Marittima si è presentato all’appuntamento solo il 40% dei convocati, tra personale scolastico e universitario. Proprio mentre il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi chiede che «venga portata avanti una grande campagna di vaccinazione per il mondo della scuola, per tornare a operare in totale tranquillità».
Quanto ai vaccinatori, va registrata la contrarietà della Federazione degli ordini dei medici di fronte alla norma, inserita nel decreto Sostegni, che consente ai farmacisti di fare le vaccinazioni senza la supervisione di un medico.
«Il vaccino è un farmaco e deve essere somministrato, così come prevedono le agenzie regolatorie, sempre in presenza di un medico – ha detto il presidente Fnomceo, Filippo Anelli – il solo che possa raccogliere il consenso informato, valutare lo stato di salute del paziente e gestire in maniera pronta eventuali effetti collaterali». —
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