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La sinistra traccia l’identikit del candidato: «Un sindaco che guardi ai prossimi 20 anni»

Un gruppo di quarantenni prende le distanze dalle ipotesi fin qui avanzate: Cattarini, Delbello e Strukelj

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il retroscena



C’è una parte della sinistra monfalconese che ha bisogno più che mai di orizzonti. Simbolici, ma soprattutto reali. Una parte che fatica a trovare un ruolo nella politica, schiacciata da schieramenti, antagonismi, storiche divisioni interne. Sopraffatta, fin qui, dalla generazione precedente, che forse fatica a farsi un po’ più in là. Una parte rappresentativa di persone tra i 30 e i 40 anni, che ora vuole prescindere dai candidati, per entrare nel merito dei progetti, lanciando un appello. E che dei papabili fin qui emersi (i dem Riccardo Cattarini e Fabio Delbello, l’esponente della società civile Davide Strukelj) non vuol per ora sentir parlare, o meglio: non vuole siano escluse altre possibilità, altre figure che magari ancora non hanno il coraggio di esporsi e vanno supportate. Per rimettere al centro la palla della politica, con la consapevolezza che «solo uniti c’è la chance di sconfiggere le destre e Cisint alle urne». Sebbene la civica Annamaria Furfaro e il grillino Gualtiero Pin, cui questa parte comunque tiene «la porta aperta», e Potere al popolo con Alessandro Perrone si siano già sfilati.

Otto i firmatari, due i neofiti della politica attiva, dell’appello che intendono diffondere urbi et orbi: Cristin Decolli, Elisa Di Ilio, Paolo Frisenna, Lucia Giurissa, Francesco Martinelli, Cristiana Morsolin, Elena Orsi e Alessandro Saullo. Si definiscono «un gruppo di cittadine e cittadini che, come succede a tanti altri, abitano e guardano la nostra comunità, dove donne e uomini coraggiosi affrontano con sacrificio le avversità che la pandemia sta creando, si indignano di fronte all’indifferenza e l’abbandono cui sono lasciati da chi li governa, istintivamente lottano per rivendicare il proprio posto nel mondo, i propri valori e un futuro che sia tale». Persone nella «maturità politica, sociale e professionale» che vorrebbero affrancarsi dalle logiche del passato per «fare la propria parte» senza pensare sia «dovere degli altri» mettere a posto le cose e soprattutto senza volersi «accontentare del meno peggio», per avere invece «il miglior sindaco per la nostra città».

Dicono di conoscere «la precarietà, il lavoro fluido, lo sfruttamento dei lavoratori» patito dalla loro generazione e acuito nelle successive. «Viviamo in una società – affermano – che ha deciso di abbandonare ciascuno a sé stesso, sottraendogli, poco a poco, istruzione, sanità, futuro. Viviamo in una società che ha smarrito i valori che la tenevano insieme e la visione di un futuro comune, finendo per far prevalere i piccoli egoismi, menefreghismo e arroganza del più forte». «Ci sentiamo – sottolineano – di non appartenere a tale modo di pensare, di dover proporre un cambio di paradigma. Pertanto sentiamo forte il dovere di agire, di disegnare il futuro del nostro piccolo mondo e della nostra città. Oltre gli schemi dei giochi della politica, cercando la più ampia convergenza di persone, bisogni, idee».

Dunque per chi tiferanno nella corsa che alla fine si riduce sempre a un candidato, l’anti Cisint? «Sosterremo chi si riconosce nelle nostre idee e parole, chi vorrà far qualcosa per cambiare, chi crede sia sbagliato nascondersi in un passato ormai tramontato, chi ritiene che uno degli obiettivi più importanti per chi governa sia cercare di ridurre la disparità tra le persone, non di approfittarne dividendo “i giusti” dagli “sbagliati”, i ricchi dai poveri, i bianchi dai neri», sempre gli otto del manifesto. Insomma, un’amministrazione e una classe politica che abbiano «visione del futuro, non per i prossimi 5 anni, ma i prossimi 20». Lo chiedono per loro e chi verrà dopo, ma pure «per chi prima di noi ha lottato affinché potessimo essere qui».

Non è mancata la stoccata al centrodestra: «Monfalcone è stata maltrattata da chi le ha mentito creando falsi problemi, nascondendo quelli importanti come la gestione della pandemia, il futuro delle industrie del territorio o il grande disagio che tutti i rioni stanno vivendo». Ma il momento è «ora». «Tutti – concludono – dobbiamo rimboccarci le maniche e darci da fare per far risorgere quanto è stato distrutto. “La lotta per l’uguaglianza e la giustizia comincia con la consapevolezza, l’empatia, la passione, persino la rabbia”». Gli otto citano Barack Obama, 44° presidente degli Stati Uniti, il primo afroamericano. Il discorso, fatto ormai da ex numero uno della Casa bianca, è quello ai maturandi del 2020, afflitti dalla pandemia. E una riga più in là, Obama, diceva anche che «il cambiamento ha bisogno di alleati». —

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