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L’Usb Lavoro Privato esprime preoccupazione per le sorti di tutti quegli educatori, dipendenti di cooperative sociali, che supportano il servizio scolastico al fianco di bambini e ragazzi con disabilità. Questi lavoratori, spiega il sindacato, non ricevono un compenso fisso ma vengono retribuiti in base al numero di ore svolte: con il passaggio alla zona rossa, il «timore fondato» è che per molti il monte ore lavorativo risulterà drasticamente ridotto. E quindi anche la busta paga.

«Sarà grave soprattutto per gli operatori del Sis (Servizio integrativo scolastico) delle scuole primarie – si legge in una nota Usb – che rischia di essere soppresso». «C’è a chi viene detto di presentarsi a scuola martedì, a chi giovedì – aggiunge Leonardo Stefanin, Rsa Usb in Coop2001 –. Chiediamo alle istituzioni di farsi carico della situazione». Situazione che al momento pare sollevare più interrogativi che risposte. Se ai bambini con bisogni speciali saranno garantite frequenza e assistenza domiciliare, ciò vale anche per il Sis? Per chiarire simili aspetti, in settimana Sasha Colautti incontrerà il sindaco Roberto Dipiazza.

Intanto l’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen, già in contatto con Colautti, ribadisce la propria disponibilità all’ascolto. Il suo omologo comunale, Angela Brandi, ha dato indirizzo di «garantire la continuità educativa» affinché «educatori e ausiliari assunti a tempo determinato dal Comune conservino il posto». I dipendenti delle cooperative, sottolinea Brandi, non sono tuttavia competenza dell’area Educazione. Né dell’assessore alle Politiche sociali Carlo Grilli, a sua detta: «Per quanto in mio potere, ho appena dato disposizione di lasciare aperti centri residenziali e diurni per ragazzi con bisogni speciali». —



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