GORIZIA Per la Rosa di Gorizia è un’altra, importante consacrazione. Starà ora ai produttori e ai ristoratori, alle istituzioni e alle associazioni che hanno lo scopo di valorizzarla, capitalizzare l’entusiasmo di uno chef pluristellato quale Bruno Barbieri. Gli elogi alla gastronomica prelibatezza questa volta vengono proprio da lui, assai gentile al telefono. Barbieri nei giorni scorsi aveva pubblicato un video sul suo profilo social, così commentandolo: «Ragazzi, oggi siamo ancora insieme in cucina e prepariamo un piatto unico, di quelli che possono essere un antipasto, un primo o un secondo. Facciamo una frittata, con salmone marinato, cipolla di Tropea e la mitica Rosa di Gorizia, un radicchio incredibile! Non mi resta che dirvi buon appetito!». Ne è seguita una caterva di visualizzazioni, mi piace e condivisioni.
Quello di chef Barbieri per la Rosa nostra è, quindi, un amore di vecchia data. E allo stesso un assist e uno sprone alla città. «La conosco da una vita: con mia madre, quando la trovavamo la acquistavamo sempre. Sarebbe bello, però, poterla trovare più facilmente, svilupparne gli utilizzi il più possibile. Attenzione, quindi, a non dimenticarla. Spero che quanti lavorano per coltivare questa meraviglia continuino a farci avere questo prodotto speciale».
I produttori, insomma, sono avvertiti. «Purtroppo, in gennaio non abbiamo potuto dar vita alla “Rosa di Gorizia a tavola”, la tradizionale iniziativa che abbina piatti basati sulla nostra eccellenza a letture e ad esecuzioni musicali, ma nonostante i disagi legati al Covid, con l’assenza di turisti da fuori regione, non abbiamo mancato di porla al centro dei menù – afferma Michela Fabbro, presidente dell’associazione Gorizia a Tavola –. Tengo sempre a riconoscere l’impegno dei produttori come quello dell’associazione che li tutela. E pensare che tutto è cominciato una decina d’anni fa, con l’attribuzione del presidio Slow Food e il premio Nonino Risit d’aur. Di strada, insomma, ne è stata fatta molta anche se qualche maggiore sinergia tra ristoratori, produttori, istituzioni e distributori della Rosa avrebbe potuto fornire risultati ancora migliori: è proprio su questo punto che vogliamo impegnarci». Lo chiede lo chef Barbieri e non solo. —