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L’abate botanico ronchese che cominciò i suoi studi nell’orto di Vermegliano

Risale al 1961 l’intitolazione dell’edificio scolastico allo scienziato la cui fama travalicò i confini locali. Morì nell’agosto del 1855

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la storia

Nei primi mesi del 1961, a distanza di un anno dal collaudo, la scuola elementare di via del Capitello, nel rione ronchese di Vermegliano, veniva intitolata a Leonardo Brumati. Non un nome scelto a caso, ma un personaggio di grande importanza per la storia millenaria della città e dalla fama che travaricava i confini nazionali. Abate, naturalista e botanico, Brumati era nato a Ronchi il 4 agosto del 1774. Di famiglia artigiana, viene avviato agli studi dall’abate ronchese Giuseppe Berini, con il quale inizia un sodalizio che durerà fino alla morte di quest’ultimo. Compie gli studi ad Udine e poi a Venezia all’epoca ancora indipendente e grande centro di arte e cultura. Viene ordinato sacerdote a Gorizia il 14 gennaio 1798 e nominato capellano esposito di Vermegliano A Vermegliano realizza un orto botanico che viene visitato da studiosi italiani e stranieri. Con Berini, Brignoli e Cernazai si dedica alla botanica, catalogando e raccogliendo piante non solo nel territorio, ma anche in Istria, Friuli e Carnia. Fu in contatto con il fisico e chimico francese Gay-Lussac, il filologo Jacopo Pirona e la scrittrice Caterina Percoto. Durante tutta la vita insegna agli abitanti di Vermegliano le proprietà medicinali e tintòrie delle erbe locali. Brumati chiuse la propria vita nella sua casa di San Vito il 23 agosto 1855, per le conseguenze della micidiale epidemia di colera che colpì pesantemente anche in Bisiacaria. Fu sepolto, con ogni probabilità, nel semplice camposanto annesso alla chiesa cinquecentesca del piccolo gorgo, della quale è conservata un’illustrazione nell’odierna canonica della parrocchia di San Lorenzo. Donò le proprie cose ai fratelli ed ai nipoti con un dettagliato testamento, scritto di pugno con nitida grafia il 4 agosto 1855, di cui nominò esecutore l’amico Antonio Bruschina. Renato Cosma e Renato Duca che, con la collaborazione di Alfredo Altobelli, Enrico Zoratto ed Alfio Scarpa, qualche anno fa hanno messo a punto un ricco volume dal titolo “Leonardo Brumati. Emblematico protagonista nell’Ottocento mitteleuropeo”, hanno colmato una lacuna di conoscenza che durava da sin troppo tempo. Ma proprio da quegli approfonditi studi è nata l’esigenza di scoprire altro, di far venire alla luce il ricco patrimonio che Brumati possedeva. E di capire con esattezza dove era situato il suo ricco orto botanico del quale, purtroppo, se ne sono perse le tracce. —

LU.PE.

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