GORIZIA Sono passati esattamente dieci mesi. Era febbraio quando il coronavirus fece la sua prima comparsa in Friuli Venezia Giulia infettando, a Gorizia, un impiegato amministrativo del gruppo Hera. Pareva una minaccia soltanto teorica, confinata alla Cina, lontana anni luce dall’Europa. Ma il Covid-19 è diventato rapidamente, da allora, un convitato di pietra che ha rivoluzionato la vita di ognuno di noi. E l’incubo in regione partì proprio dal capoluogo isontino.
Dieci mesi son passati. E, in concomitanza con questa “ricorrenza”, l’Isontino ha raggiunto quota 100 nella casella dei decessi per coronavirus. Tripla cifra, dunque. Si è trattato, per la gran parte, di persone molto in là con gli anni e che soffrivano già di patologie pregresse. Il Covid-19 ha finito con l’avere, purtroppo, buon gioco su fisici già stanchi e debilitati. Uno schema visto troppe volte in moltissime case di riposo d’Italia, dal Nord al Centro, al Sud.
Un po’ di numeri. A Gorizia città, attualmente, figurano positive 253 persone: il dato è aggiornato a ieri. Una settimana fa erano 283, c’è stato dunque un calo (importante) di trenta unità. E ciò si ripercuote positivamente anche sui guariti che sono attualmente 949 con un progresso, in pochi giorni, di un’ottantina di unità. Nel capoluogo isontino, invece, i decessi sono stati 38 e, purtroppo, il contributo prevalente (28) è arrivato dagli ospiti di Villa San Giusto.
A Monfalcone, invece, i positivi sono cresciuti nell’ultima settimana: da 459 a 474. Ma il bicchiere mezzo pieno è costituito dal totale dei guariti, passati da 814 a 910, quasi cento in più. Infine, l’ultima colonnina della statistica, quella più triste, quella dedicata ai decessi. Risultano essere 15 contro i 10 della passata rilevazione.
Ieri, infine, file lunghissime di auto in via Vittorio Veneto, a Gorizia: all’interno persone che dovevano sottoporsi al tampone. —
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