TRIESTE La maxi inchiesta sulle “spese pazze” degli ex consiglieri regionali presenta il conto anche al pordenonese Danilo Narduzzi, capogruppo della Lega Nord in era Tondo. Narduzzi, accusato di peculato e concorso in peculato come tanti altri suoi ex colleghi di Palazzo per l’uso disinvolto dei rimborsi, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi di reclusione. La sentenza, nel procedimento celebrato al Tribunale di Trieste con il rito abbreviato, è stata pronunciata dal gup Massimo Tomassini. Il pordenonese era difeso dall’avvocato Alessandro Da Re.
L’indagine è quella ben nota, scoppiata a fine 2012 sull’onda di analoghe operazioni investigative scattate un po’ in tutta Italia. Un’indagine clamorosa, che in Fvg ha spazzato via un’intera classe politica. È stato il pm Federico Frezza, all’epoca, ad allungare la lente d’ingrandimento sul Consiglio regionale. Su come cioè venivano impiegati i fondi assegnati ai rispettivi gruppi nel periodo 2010-2012.
La Guardia di finanza ha controllato scontrino dopo scontrino, ricevuta dopo ricevuta. E così, dopo mesi di accertamenti, è emerso che gli eletti di casa nostra, che già guadagnavano lauti stipendi, utilizzavano la Regione come il proprio bancomat. Si facevano rimborsare le spese personali: il barbiere, la cena, il viaggio, la notte in hotel con la fidanzata, il regalino, la bottiglia di vino, i gioielli, il biglietto aereo, il bollo dell’auto, il cambio gomme. Persino la beneficenza, come accaduto nel Pd. Nulla a che vedere con le “spese di rappresentanza” pertinenti all’incarico istituzionale.
E Narduzzi? Il pordenonese, pizzicato mentre tentava di distruggere le ricevute nel tritacarte dell’ufficio, ha dovuto rispondere per i propri rimborsi e anche per quelli dei colleghi consiglieri; rimborsi che in buona sostanza avrebbe avvallato nella sua veste di capogruppo. L’elenco delle spese attribuite direttamente a Narduzzi, cioè quelle per se stesso, è lungo: figurano ad esempio 6 euro per l’ingresso allo stabilimento “Le Ginestre”, 45 euro per uno “Swatch” in un negozio a Udine, 520 euro spesi in un ristorante di Zoppola per il veglione di capodanno con 13 coperti, 38 euro a Pordenone per comprare cibo per gatti, 105 euro (sempre a Pordenone) per l’acquisto di calzature da donna, 11 euro al “Caffè Stazione” di Casarsa per due pacchetti di sigarette e accendini, 48 euro pagati da “Limoni” a Trieste per la schiuma da barba e altri cosmetici, ancora 99 euro (sempre da Limoni) per creme e articoli regalo. E poi, a Cervignano (Limoni profumerie), ecco 60 euro di smalti, mascara, cofanetti e kit. Acquisti, questi, da quanto risulta fatti da un’ex addetta del gruppo leghista. Ma rimborsati a Narduzzi.
Scorrendo la lista ci si imbatte in 820 euro per un mobile a Bagnaria Arsa e altre spesucce, più o meno consistenti, per scarpe, guanti, foulard. Tra abbigliamento, strumenti musicali, dvd, spuntano pure 29,80 euro in una libreria di Martignacco. Due i libri: “Cinquanta sfumature di nero” e “Cinquanta sfumature di rosso”. —