Croazia, mobilitazione sanitaria nazionale
Dichiarata dal ministro della Salute Vili Beroš. Preoccupa il numero dei morti. Medici tutti in servizio. Ospedali intasati
Mauro Manzin
ZAGABRIA La Croazia non ce la fa più e annaspa sotto i colpi mortali dell’epidemia da Covid-19. Che qualche cosa non andasse per il verso giusto lo si era capito fin dalla mattinata di ieri quando il Comando nazionale della protezione civile aveva tardato più di un’ora nell’annunciare i dati della pandemia delle ultime 24. I nuovi contagi sono 1.413 su 8.185 tamponi con 18 morti. Ma a implodere è il sistema sanitario della Croazia.
Così nel primo pomeriggio il ministro della Salute Vili Beroš si è fatto vivo su Facebook proclamando la mobilitazione generale dell’intero sistema della sanità del Paese. E che cosa questo significasse lo ha spiegato successivamente alla televisione N1. «Ciò significa che ogni operatore sanitario deve prendere molto sul serio questa situazione e che tutti, me compreso, devono dare il massimo contributo per cercare di fronteggiare questa situazione al meglio». Beroš, visibilmente affaticato e nervoso ha proseguito affermando che ci sono i piani per attivare gradualmente il sistema sanitario data la crescita di nuove infezioni. «Oggi abbiamo visto che ci sono molti deceduti, quindi dobbiamo coordinare tutte le capacità per affrontare questa sfida». Il ministro ha fatto notare che da ieri mattina si sta occupando della fornitura di ossigeno agli ospedali coordinandosi con il quartier generale della Protezione civile nazionale. Si tratta di una questione molto più importante di questa primavera, ha specificato, e ha annunciato anche che sta valutando la fornitura di ossigeno all'Arena di Zagabria, che si prepara a ricevere i pazienti che, inizialmente, dovevano essere quelli meno gravi. Ma il sistema non ce la fa più a drenare tutti i pronto soccorso oramai intasati dalle croce rosse. Il ministro vuole tenere la guardia molto alta e valutando i dati epidemiologici forniti ieri dalla Protezione civile nazionale ha affermato che il minor numero di nuovi contagi non significa necessariamente che questo sia il risultato delle nuove misure restrittive prese dal governo, queste potranno essere valutate solo tra una o due settimane.
Brutti anche gli scenari evocati da chi è in prima linea a combattere il virus, ossia la categoria medica croata. Il presidente dell’Ordine dei medici Krešinir Luetić è chiaro: «Mi auguro che l’attivazione dell'Arena nel senso che inizi a riempirsi di pazienti non debba avvenire - ha affarmeato - se l'Arena è attivata, significa che abbiamo raggiunto uno scenario molto brutto, direi anche uno scenario catastrofico». Ma purtroppo l’Arena, ossia il palasport della capitale, si sta riempendo di ammalati e le forniture di ossigeno previste dal ministro Beroš fanno capire che non si tratta di pazienti con patologie lievi. Secondo Luetić questa pandemia sta mettendo in luce il meglio e il peggio del sistema sanitario croato. Il meglio: ossia l'entusiasmo dei professionisti della salute. In tutti i paesi dell'Ue è stata introdotta l'integrazione salariale vista la pandemia e il super lavoro della categoria, ma non in Croazia, eppure gli operatori sanitari continuano a lavorare di gran lena. Il peggio: le debolezze nel pensiero strategico, nel sistema di finanziamento e nella gestione del sistema sanitario. Luetić ha precisato che in Croazia mancavano medici anche prima dell'epidemia, e che servirebbero 2 mila assunzioni per avere un funzionamento normale. —
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