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Croazia, timori per il trend dei contagi. Lubiana mette in allerta i propri turisti

In Slovenia obbligatoria l’app anti-Covid su modello “Immuni” per chi ha contratto il virus oppure è in quarantena

Mauro Manzin
3 minuti di lettura

ZAGABRIA A Lubiana con il Covid-19 non si scherza. Domenica si è protratta fino a tarda serata la riunione del governo che ha deciso alcune norme per cercare di contrastare quella che qui in Slovenia chiamano già «la seconda ondata» dell’epidemia. A Zagabria la situazione sembra essersi stabilizzata ma nessuno, a 5 giorni dalle elezioni politiche che si terranno domenica prossima, ha il “coraggio” di prendere decisioni “impopolari” che potrebbero essere pagate alle urne.



Oltre a una serie di misure economiche e previdenziali per arginare la crisi determinata dalla pandemia di coronavirus, il governo sloveno guidato da Janez Janša (destra populista) ha deciso l’uso di una applicazione su smartphone che funziona come la nostra Immuni. Ma se in Italia l’installazione e l’uso è assolutamente volontario, in Slovenia sarà obbligatorio per chi contrae il contagio o per chi ha l’obbligo di quarantena. La app, garantisce il governo, sarà assolutamente anonima e nessuno avrà accesso ai dati personali di chi si iscrive. L’ultima parola però spetterà al Parlamento. La polizia, inoltre, controllerà con più rigore il rispetto delle quarantene. Il governo, riunitosi nuovamente ieri, ha deciso inoltre di vietare gli assembramenti con più di 50 persone. Nelle ultime 24 ore ci sono stati 4 nuovi contagi. Attualmente 8 sono i ricoverati e non c’è stato alcun decesso.



E se in marzo l’epidemia in Slovenia è arrivata da Ovest, ossia dall’Italia, oggi Lubiana teme che i contagi possano essere importati da Est, soprattutto dalla Croazia con la quale esiste libertà di transito in entrata e uscita confine di Stato. Il governo, come conferma il portavoce Jelko Kacin, è più preoccupato per ciò che sta accadendo dai vicini meridionali a causa delle vacanze estive. «Il numero di casi è aumentato drammaticamente negli ultimi giorni», ha detto Kacin sulla situazione in Croazia. Critico anche nei confronti delle misure croate. «Ciò che più ci meraviglia - ha sostenuto - è che la Croazia ha deciso di fare un passo che la Slovenia non ha fatto. Ha aperto discoteche e night. Le manifestazioni al chiuso e al coperto sono consentite e sono molto comuni. La maggior parte degli sloveni hanno acquistato i biglietti per un evento sulla spiaggia di Zrće sull'isola di Pag, che è letteralmente incomprensibile e irragionevole per un Paese che detiene attualmente la presidenza dell'Unione europea ».

«Se la tendenza dei contagi in Croazia continuerà a salire - ha precisato Kacin - domani (oggi, 30 giugno ndr.) la Croazia supererà il valore cumulativo degli ultimi 14 giorni e avrà già più di 10 infetti per 100.000 abitanti». Il Paese che supera questo limite non può essere nella lista verde dei Paesi sicuri. «Se i numeri lo confermeranno - annuncia - domani (oggi ndr.) la Slovenia sarà costretta a rimuovere la Repubblica di Croazia dalla lista verde».

«Bisogna tener conto del fatto che le questioni sono serie e che non siamo solo spaventati, ma vogliamo frenare o ridurre la possibilità della diffusione del Covid-19 in Slovenia» , ha concluso. Nessuna quarantena ancora, ma massima attenzione per chi si reca in Croazia mentre ai confini sarà attuata una maggiore vigilanza. Il premier Janša ha telefonato al suo omologo croato Plenkovic chiedendogli il varo di misure per contenere i contagi iniziando proprio dalle manifestazioni nei luoghi chiusi.



Ma si sa, non c’è peggior sordo che non vuole, o non può, sentire. Centrodestra e centrosinistra sono dati a un testa a testa nei sondaggi quindi nessuno si può permettere di perdere neppure una manciata di voti domenica. Nelle ultime 24 ore in Croazia sono stati registrati 34 nuovi casi di infezione da coronavirus (nessuno in Istria) e il numero di casi attualmente infetti è di 463, di cui 65 ospedalizzati e uno in terapia intensiva.

Varate alcune restrizioni locali nella contea di Osijek-Baranja (Slavonia) come il divieto di celebrare matrimoni per 14 giorni, limitazioni agli ingressi nei negozi e il divieto dell’uso degli spogliatoi nelle manifestazioni sportive. I campi da gioco dovranno essere sanificati. Il focolaio di Djavoko (Slavonia) è attualmente il più grave in Croazia, seguito da Zagabria.E a fronte delle pressioni slovene e dei focolai che nel Paese non diminuiscono d’intensità che cosa fa il ministro degli Interni Davor Božinovic? Annuncia che oggi sarà tolta la quarantena per chi arriva dalla Bosnia-Erzegovina.

E questo dopo le pressioni esercitate da Sarajevo che minacciava la reciprocità del provvedimento. Ma domenica si vota e si sa, gli erzegovesi partecipano alle elezioni politico in Croazia pur essendo parte della Federazione bosniaca. Del resto non meravigliamoci. I Balcani sono anche questo. —

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