Coronavirus, il governo di Zagabria verso nuove misure. Allarme di Lubiana: la Croazia è a rischio
Altri 67 contagi e un decesso. I medici: confini aperti troppo in fretta. Anche l’esecutivo sloveno vara divieti
Mauro Manzin
ZAGABRIA La Croazia è sull’orlo di una crisi di nervi. Con una stagione turistica che sta iniziando a raccogliere qualcosa in quel paniere tristemente vuoto fino a qualche mese fa causa pandemia da Covid-19 in corso oggi si vede precipitare di nuovo nell’incubo contagi. “Solo” 67 nelle ultime 24 ore e un decesso, ma i giorni passati sono stati un triste de javù dei tre mesi maledetti appena trascorsi.

Autorità e politici minimizzano, tranquillizzano, ma la gente non abbocca all’amo. Così ieri il ministro della Salute Vili Beroš a Spalato ha affermato che «finora abbiamo solo due hotspot nel Paese: la metà dei nuovi casi riguarda Zagabria e sono principalmente legati a discoteche, il resto sono i loro contatti. Il secondo focus è la contea di Osijek-Baranja, dove ci sono 32 nuovi casi e sono stati presi 500 tamponi, che sono ancora in fase di elaborazione».

Quindi i contagi potrebbero crescere ancora. «Devo sottolineare - ha proseguito -che questi numeri erano previsti perché abbiamo aperto il Paese, i confini e l'economia, ma dobbiamo ancora stare attenti. Inoltre, capisco che è tempo pre-elettorale (politiche il 5 luglio ndr.), quindi molti stanno politicizzando la situazione, il che non contribuisce a calmare gli animi». Intanto oggi dovrebbero essere annunciate nuove restrizioni che il ministro Beroš ha definito «selettive» e «adattate alla situazione». E poi si rivolge ai giovani esortandoli a fare feste solo in luoghi all’aperto e per quanto riguarda i balli lasciar perdere i lenti e concentrarsi su quelli moderni che non prevedono contatto fisico. Addio amatissima mattonella di quando eravamo adolescenti...

Chi è meno accomodante del ministro è sicuramente il dottor Marko Kutleša, responsabile dell'Unità di terapia intensiva presso la clinica di Zagabria per le malattie infettive “Dr. Fran Mihaljević ".
Medico di trincea - non ha visto la famiglia per 40 giorni nel periodo clou della pandemia in Croazia - ma anche profondo conoscitore della materia sostiene che «le misure avrebbero dovuto essere sì allentate, ma non così all’improvviso, i confini non avrebbero dovuto essere aperti così facilmente. Ora tutto questo si sta rivelando un errore».«So che è necessario un equilibrio tra economia e salute delle persone - precisa - ma penso che la salute dovrebbe venire prima di tutto. D'altra parte, la stagione turistica sarà comunque debole». «Ora - conclude - abbiamo una situazione epidemiologica come se non avessimo preso alcuna contro misura. Abbiamo combattuto con successo la prima ondata, ma poi abbiamo sprecato tutto. E adesso siamo di nuovo al numero di pazienti come al culmine della pandemia».
E che la situazione croata non sia rosea se ne è resa conto la Slovenia dove ieri (solo nove i contagiati nelle ultime 24 ore, 7 i ricoverati, nessuno in terapia intensiva e zero decessi) il direttore dell’Istituto nazionale della sanità pubblica (Nijz), Milan Krek ha avvertito le persone che si recano in vacanza in Croazia «di pensare attentamente se andarci o meno». «La Croazia - ha affermato - sta lentamente diventando un “Paese giallo” dove c'è un aumentato rischio di infezione. Tuttavia, coloro che decidono di intraprendere il percorso dovrebbero controllare e seguire le informazioni attuali sui siti web del ministero degli Esteri e del Nijz. Le condizioni al ritorno - non solo dalla Croazia, ma anche da altri Paesi - possono cambiare dall'oggi al domani. Dovrebbero quindi monitorare se al ritorno dovranno affrontare una quarantena di 14 giorni».
Affermazioni che lasciano presagire eventuali limitazioni del governo di Lubiana per chi va o viene dalla Croazia. Governo che si è riunito anche ieri sera, pur essendo domenica, è che ha deciso di modificare l'ordinanza, limitando le manifestazioni pubbliche a non più di 100 persone, mentre l’attuale limite era di 500. —
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