TRIESTE Non più solo infermieri, operatori sociosanitari e medici ospedalieri. Ora anche i dipendenti comunali si preparano ad avviare battaglie legale per denunciare falle della gestione dell’emergenza Covid che li avrebbero esposti a gravi pericoli. Accade a Trieste, dove il personale impegnato nelle case di riposo municipali è appunto in procinto di fare causa all’amministrazione Dipiazza. Un’offensiva, quella dei comunali, che si salda appunto all’iniziativa già adottata dai sanitari, che chiameranno in tribunale i vertici dell’Azienda sanitaria contro cui hanno avviato cause civili.
Il Comune di Trieste ha in capo tre residenze per anziani: Casa Bartoli e Casa Serena, identificate insieme come un unico “centro per l’anziano” essendo collegate tra loro, per un totale di 206 posti, e il Gregoretti con 91 posti. I dipendenti comunali diretti sono 16 mentre altre 150/200 persone, secondo le stime della Cgil, sono dipendenti delle cooperative. «Parliamo di lavoratori - aggiunge Miniussi - passati dall’attività ordinaria alla straordinarietà. È completamente mancata una gestione coordinata della situazione. Basta pensare che gli operatori hanno usato per un lungo periodo delle cerate gialle perché mancavano i Dispositivi di protezione individuali, mal gestiti a tutti i livelli. Non potevano bere o andare in bagno perché avrebbero dovuto togliersi camici, guanti e altro e poi cambiarli, con il rischio però di finirli. Alcuni per ovviare al problema sono stati costretti a indossare il pannolone».
Allo stress fisico si è aggiunto quello psicologico. «Da un lato il timore di portare il virus a casa - spiega la sindacalista -, dall’altro la necessità di aiutare mentalmente gli ospiti delle case di riposo. Molti operatori hanno giocato, riso e scherzato intrattenendo gli anziani che si sono trovati inevitabilmente isolati. Con il dramma poi di vederli spegnersi a causa del Covid. Tutto questo senza avere la certezza di essere negativi al tampone a causa della lunghezza dei tempi per le analisi, in alcuni casi più di due settimane». «C’è stato un periodo di difficoltà all’inizio della pandemia - aggiunge Toso - nel quale il datore di lavoro non poteva fare nulla, ma esiste anche un dopo. Noi vogliamo fare chiarezza a tutela delle persone che hanno continuato a lavorare con profondo senso del dovere. Lo scopo di questi procedimenti legali è chiaro». «Penso anche ai dipendenti delle cooperative - prosegue Toso - e pure alle logiche non adeguare degli appalti, visto che al momento non sono stati aumentati i costi nonostante è evidente che le spese saranno maggiori».
I due sindacalisti sollevano inoltre il tema dei premi agli operatori delle case di riposo. «Ai sanitari, giustamente, viene riconosciuta una premialità a fronte del grande impegno durante la pandemia. Agli infermieri, Oss e personale delle residenze per anziani, invece, non verrà dato niente».
Infine i timori legati a una possibile recrudescenza del Covid. «Abbiamo visto che il sistema non si è fatto trovare pronto, anche a causa dei continui tagli alla sanità. Adesso è il momento di lavorare per evitare il ripetersi di situazioni analoghe: servono investimenti sulla prevenzione e sulla sicurezza». —