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Stop a Fiume Capitale della cultura Licenziati 59 dei 70 dipendenti

Decisione di Comune e società organizzatrice. Ma resta il pressing su Zagabria per la proroga al 2021

Giovanni Vale
2 minuti di lettura
Fiume 2020, sospesi gli eventi dell’annata di Capitale europea della cultura 

ZAGABRIA Una battuta d’arresto, in attesa di tempi migliori. È la decisione che Fiume Capitale europea della Cultura 2020 (Cec) ha preso arrendendosi alla realtà della pandemia. Gran parte delle attività sono state sospese a tempo indeterminato e 59 dipendenti su 70 sono stati licenziati: una misura presa di comune accordo dalla società Rijeka 2020 - incaricata della programmazione dell’anno che avrebbe dovuto essere speciale per il capoluogo quarnerino - e dal Comune di Fiume. «Nelle ultime settimane abbiamo lavorato molto alla riorganizzazione del progetto nel contesto della crisi. Ma purtroppo siamo stati costretti a prendere misure difficili, a partire dal licenziamento di gran parte dei dipendenti con la possibilità di riassumerli in seguito», ha dichiarato la direttrice di Rijeka 2020 Emina Višnić, aggiungendo di sperare «di superare la crisi quanto prima e di riprendere il nostro lavoro assieme a loro, con i nostri partner e i cittadini, in un progetto Cec rimodellato».


La necessità di un ridimensionamento del programma e quindi della squadra al lavoro era già chiara da qualche settimana, e si era fatta ancora più concreta dopo un’intervista rilasciata dalla ministra Nina Obuljen Koržinek al quotidiano Novi List: «È chiaro che non si potrà organizzare gran parte del programma e in queste circostanze né il bilancio del Comune né quello dello Stato saranno in grado di adempiere agli impegni finanziari assunti», aveva detto l’esponente del governo croato.


Se il taglio del budget non ha sorpreso gli organizzatori («siamo consapevoli che questa crisi ha un impatto anche sul mondo della cultura», ha detto Višnić), il parere contrario espresso dalla ministra su un prolungamento dell’annata europea al 2021 continua ad alimentare polemiche. Su questo gli organizzatori non mollano e insistono perché si provi a chiedere a Bruxelles una proroga di sei mesi. «Bisogna mantenere viva la possibilità che il programma si realizzi anche nel 2021», ha detto Višnić a Novi List: «Siamo in contatto con Galway», la città irlandese che divide con Fiume il titolo annuale di Capitale europea - e anche con le città designate al titolo nel 2021. Siamo tutti dello stesso avviso: a nessuno darebbe fastidio che i programmi 2020 si estendessero all’anno successivo», ha assicurato Višnić. Quanto alle parole della ministra, che aveva tagliato corto affermando che «personalmente non penso abbia senso prolungare il programma al 2021, dato che ci saranno altre città che prenderanno il titolo di Capitale della cultura», Višnić replica che «la decisione sarà presa dalla Commissione europea, ovvero dall’Europarlamento, ma certo la posizione dei nostri ministeri, sia irlandesi che croati, è estremamente importante in questo senso». Come dire: sarebbe opportuno che Zagabria non abbandonasse Fiume in questo momento.



Quanto agli eventi annullati e alle persone rimaste senza lavoro, in attesa di una ripresa quando ci saranno certezze, la (mancata) attuazione di Fiume 2020 è il risultato di 4 anni di lavoro che avevano portato a costruire un programma con 600 eventi fra mostre, spettacoli e conferenze coinvolgendo partner e artisti da oltre 50 Paesi europei: il budget inizialmente previsto era di 70 milioni di euro (10 milioni dal ministero della Cultura, 28 dal comune, 25 da fondi europei e i restanti 7 dalla Regione litoraneo-montana e da sponsor privati). Ora, il team di 11 persone rimaste - a stipendio ridotto - assicurerà il traghettamento di almeno una parte degli eventi online, mentre si prepara una seconda fase, quando le attività saranno nuovamente autorizzate. —


 

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