Medicina d’urgenza a Cattinara, riapertura entro 7 giorni. E Ortopedia fa i tamponi
Verranno sottoposti al test tutti gli operatori sanitari del reparto triestino in cui è stato trovato positivo un paziente. Controlli in arrivo anche in Terapia intensiva

TRIESTE Dopo la chiusura della Medicina d’urgenza di Cattinara a causa del contagio scoppiato fra medici e infermieri, l’Azienda sanitaria accelera per riaprire l’importante reparto prima del 2 maggio, data inizialmente indicata per garantire la sanificazione degli spazi e reperire personale infettato.
Il caso ha riguardato inizialmente 5 dottori e 9 infermieri, saliti poi a 15 secondo i dati forniti ieri era dal vicegovernatore Riccardo Riccardi. Gli operatori dell’Ortopedia saranno a loro volta sottoposti a tampone, dopo che un paziente ricoverato è risultato infetto al Covid-19. L’ospedale triestino reagisce così al rischio contagio fra i sanitari, ma i sindacati denunciano intanto casi di positività tra le addette alle pulizie di Cattinara.
Il vicepresidente Riccardo Riccardi spera di poter riavviare entro la prossima settimana la Medicina d’urgenza: reparto da 24 letti, usati per accogliere i pazienti arrivati in Pronto soccorso in serie condizioni e dunque bisognosi di ricovero. Un diaframma fondamentale, al momento garantito da sei posti provvisoriamente ospitati nell’area Ps, ma insufficienti per le necessità di assistenza quotidiane, che non sono ovviamente solo quelle del coronavirus.
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«L’Asugi – dice Riccardi – sta lavorando per rendere nuovamente operativa la Medicina d'urgenza, che riaprirà entro il prossimo fine settimana, non appena saranno disponibili gli esiti degli accertamenti effettuati sui sanitari». Dopo le critiche dei sindacati sulla mancata applicazione dei protocolli di prevenzione, l’assessore alla Salute sottolinea che «nel reparto verranno applicati sempre i protocolli previsti per le “aree grigie”, dove tutti i pazienti sono considerati e trattati come se fossero positivi al Covid-19, anche in caso di tampone negativo o in attesa del risultato». La Regione assicura che gli utenti saranno ospitati in camere singole isolate e «il personale utilizzerà le stesse dotazioni di dispositivi di protezione individuale dei reparti riservati ai soggetti affetti da coronavirus».
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Stanno per essere sottoposti a tampone anche i sanitari di Ortopedia, dove si trovava ricoverato un’altra persona risultata poi positivo. Lo stesso trattamento riceveranno con ogni probabilità i professionisti della Terapia intensiva post operatoria, dopo l’operazione d’urgenza di un uomo affetto da Covid-19. Per Riccardi «la situazione è sotto controllo: ci sono stati dei casi, è vero, ma purtroppo il tampone falso negativo è un rischio inevitabile e nel caso di Medicina d’urgenza ne abbiamo avuti addirittura due in contemporanea».
I sindacati dei sanitari protestano però per il mancato approvvigionamento di tute protettive intere “tyvex” in numerosi reparti, dopo le nuove direttive emanate dall’Azienda sull’utilizzo di dpi. E dure critiche arrivano anche dai rappresentanti dei lavoratori delle imprese di pulizia di Cattinara. Il sindacato Fesica Confsal denuncia con la segretaria provinciale Elisabetta Lama che «ci sono addette a casa con la febbre e sappiamo che alcune sono risultate positive: vengono utilizzate nei reparti Covid-19 senza le dovute precauzioni, senza spiegazioni e senza dpi idonei: lo riteniamo irresponsabile e grave. La Coopservice (titolare dell’appalto, ndr) intervenga immediatamente».
Le opposizioni chiedono chiarezza alla giunta Fedriga. Secondo il dem Roberto Cosolini, «Trieste è in emergenza ma c’è inadeguatezza di direttive e dispositivi». Per Maria Sandra Telesca (Italia Viva) serve «trasparenza sui focolai scoppiati negli ospedali e misure urgenti per permettere al personale di lavorare in sicurezza». Furio Honsell (Open) parla di «gravissime evoluzioni negli ospedali e in alcune case di riposo di Trieste: è necessaria finalmente una precisa assunzione di responsabilità da parte dell'assessore». —
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