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«Si ricostruisca l’Acquamarina con i soldi del Parco del mare» Trieste

Comitati e associazioni reclamano il reimpiego delle risorse destinate all’opera per ripristinare la piscina terapeutica ma anche per sostenere le imprese in crisi

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«Si utilizzino le risorse finanziarie destinate al Parco del mare per le imprese in difficoltà e per la ristrutturazione della piscina terapeutica (l’Acquamarina, ndr)». La riconversione del progetto che da 16 anni si aggira per Trieste arriva nel mezzo dell’emergenza sanitaria per coronavirus da un gruppo di realtà associative: Comitato La Lanterna, CamminaTrieste, Triestebella, Legambiente, Wwf e Un’altra città.

«Termina in questi giorni l’iter avviato dalla Soprintendenza per la modifica del vincolo apposto sull’area del Molo Fratelli Bandiera nel 1961», spiega infatti il portavoce delle associazioni, l’architetto William Starc: «Nel novembre scorso, dopo la conferenza pubblica al Circolo della stampa, ci eravamo impegnati a evidenziare in un successivo incontro le azioni che si sarebbero intraprese per concorrere alla salvaguardia dell’area circostante la vecchia Lanterna, per non compromettere ulteriormente il sito e renderla fruibile con l’eliminazione dei corpi di fabbrica inutilizzati, precari e abusivi».

Purtroppo l’attuale blocco delle manifestazioni non consente di indire un incontro pubblico. Così le associazioni hanno scelto la stampa per rendere note le loro intenzioni sul Parco del mare. «Dopo aver avuto un incontro con il soprintendente, abbiamo inviato agli uffici competenti un documento per esporre dettagliatamente l’opposizione a quanto è previsto dal provvedimento di modifica del vincolo», aggiunge Starc: «Si conviene che è necessario ridare dignità a un’area sulla quale le autorità preposte, nonostante il vincolo vigente dal 1961, non sembra abbiano esercitato i compiti di vigilanza e repressione degli abusi commessi nel corso degli anni. Questo obiettivo non deve essere perseguito attraverso la possibilità di nuova edificazione al posto di quella vecchia usando la cubatura degli immobili abusivi».

Alle associazioni non piace dunque la ridefinizione del vincolo. «Nel nuovo dispositivo di vincolo vi sono notevoli margini di discrezionalità che non tutelano sufficientemente la visibilità della Lanterna e la restituzione delle aree adiacenti a una fruizione pubblica», sostengono: «Alle nostre osservazioni la Soprintendenza ha risposto con una nota riconfermando i contenuti del suo provvedimento». E quindi? «Si procederà con un’azione in sede ministeriale per sensibilizzare la sede centrale su quanto sta avvenendo e si sensibilizzeranno le forze politiche per evitare un danno irreparabile a una zona che è stata colpevolmente lasciata nel degrado e che deve tornare a essere un “bene comune”», spiega ancora l’architetto Starc.

Nel frattempo viene rivolto «un accorato appello all’opinione pubblica e alle istituzioni competenti per un ripensamento sull’iniziativa relativa al Parco del mare, promossa dalla Camera di Commercio, affinché le risorse di cui essa dispone, frutto dei versamenti degli iscritti e di tutti i cittadini che accedono alla benzina agevolata, siano utilizzate a sostegno delle categorie economiche in estrema difficoltà in questo momento e nell’immediato futuro, una volta cessata la pandemia, e per un intervento, al più presto possibile, di ripristino della piscina terapeutica». I sospetti non mancano: «La demolizione e la ricostruzione in Porto vecchio della piscina terapeutica - conclude Starc - potrebbe essere propedeutica alla realizzazione di parcheggi a supporto del cosiddetto Parco del mare». —

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