TRIESTE Si annuncia come un’operazione di distribuzione gratuita tra le più impegnative nella storia del Friuli Venezia Giulia. Consegnare a ogni cittadino due mascherine anti- coronavirus. Dopo l’annuncio, sabato, da parte del presidente Massimilano Fedriga e del vicegovernatore Riccardo Riccardi, si passa alla fase attuativa. Nel corso della giornata di oggi si procederà con la verifica delle manifestazioni di interesse e sarà costruito il piano di produzione e distribuzione. L’obiettivo – ha confermato ieri Riccardi – è poter avviare la distribuzione nei prossimi giorni, quantomeno entro la fine della settimana.
Il tipo di mascherine scelto è in grado di contenere l’emissione delle particelle salivali, riducendo il rischio di contagio. Saranno riutilizzabili, perché realizzate in materiale lavabile in soluzione allo 0,5% di ipoclorito di sodio a freddo per almeno 20 cicli.
Intanto, ieri sono arrivate a Palmanova, e sono state immediatamente messe a disposizione del sistema sanitario regionale, 24 mila mascherine chirurgiche e tremila di quelle modello Ffp2 fornite dal Dipartimento nazionale della Protezione civile.
«Continuiamo a chiedere una maggiore copertura per gli operatori, ma intanto ben venga questa iniziativa per i cittadini – ha commentato Fabio Pototschnig (Fials) –. Le mascherine gratuite saranno utili e penso in particolare a chi deve salire su un mezzo pubblico o si ritrova in luoghi in cui non si riesce a mantenere la distanza di sicurezza».
Ha invece toni molto critici l’intervento del consigliere regionale del Gruppo Misto Walter Zalukar che fa riferimento a quanto evidenziato dalle rappresentanze sindacali dei medici ospedalieri riunite in videoconferenza con Riccardi e il direttore centrale Zamaro: «Sul fronte delle risorse – afferma l’esponente del Gruppo misto – i medici descrivono una situazione drammatica. Mancano proprio i dispositivi di protezione in numero e tipologia adeguata, e gli ospedalieri sottolineano che anche i medici di famiglia lamentano scarse risorse. I sanitari sono così esposti a rischi inaccettabili e resi anche fonte di ulteriore contagio. E c’è grande confusione sui tamponi. Mentre in un’azienda si fa subito il tampone al sanitario esposto, in un’altra è previsto dopo 14 giorni e nel frattempo il medico continua lavorare» . —
P.T.
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