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Gli ambientalisti premono per salvare l’azienda Gava a Isola Morosini

Dalla morte del custode nove mesi fa non è cambiato nulla Colloqui con il sindaco Fratta che avverte «È zona privata»

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Laura Blasich / SAN CANZIAN

A nove mesi di distanza dalla morte di Angelo Danelut nulla è cambiato nella porzione dell'azienda agricola La Gava di Isola Morosini in cui l'uomo abitava e che la sua famiglia occupava da 200 anni.

Le associazioni, ambientaliste e non, che si erano attivate, dopo la fatale caduta da un albero di "Agnul", per preservare quanto ritengono un importante patrimonio ambientale sperano che così possa continuare a essere. Fatta salva la necessaria messa in sicurezza e ripristino dell'area, nei punti in cui ciò sia necessario. «Abbiamo avuto un incontro con il sindaco di San Canzian d'Isonzo Claudio Fratta e con l'assessore all'Ambiente - spiega Michele Tonzar del Circolo Ignazio Zanutto di Legambiente - per chiedere che il Comune si faccia promotore dell'apertura di un dialogo con la proprietà per arrivare a una soluzione per il ripristino, almeno verso il corso del Renzita. Il sindaco ci ha assicurato che si sarebbe attivato».

E così è stato, come conferma il primo cittadino. «Ho già avuto un colloquio con il titolare - spiega Fratta -, chiedendo appunto un incontro assieme alle associazioni. E' chiaro che le richieste o le proposte dovranno essere improntate a un certo equilibrio, visto che si tratta di un'area la cui proprietà è privata».

Il sindaco comunque conferma come la società non abbia per ora messo mano all'appezzamento in cui l'87enne viveva fino all'inizio della scorsa estate. Negli ultimi cinque anni la sua casa era stata però una roulotte, dopo i due incendi scoppiati nel 2014, prima in una rimessa e poi nell'abitazione. Dopo i primi anni Settanta del secolo scorso, quando la mezzadria fu abolita, Angelo era rimasto nella casa, dove, attraverso una causa civile, un giudice aveva stabilito che poteva, assieme al fratello Enzo, abitare sino alla fine dei suoi giorni. Con la morte di Angelo l'appezzamento è quindi ritornato nella piena disponibilità della proprietà.

«C'è sicuramente un'esigenza di pulire l'area e metterla in sicurezza», aggiunge il sindaco. Per le associazioni la ricchezza ambientale dell'appezzamento dovrebbe però essere salvaguardata. E' quanto hanno chiesto lo scorso agosto Legambiente, Associazione ambientalista Rosmann, associazioni Ecopark e Natura cavalli carrozze di Fiumicello, cooperativa sociale Thiel, sempre di Fiumicello, Associazione specie vegetali rare di Cervignano, Associazione nazionale civiltà contadina di Aquileia e Associazione produttori antichi mais friulani di Gemona.

Nell'area sono presenti almeno otto tigli tra i 70 e i 90 anni, un grande albero di ginko biloba, due gleditsie, una magnolia, un platano, un pino domestico, una fitta boscaglia di bamboo gigante, degli allori policormici, e molti alberi da frutto tra cui alcune varietà antiche di interesse agronomico, e altri ancora. —

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