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La nuova proprietà Colombin «Risanamento in tre anni»

A colloquio con Salvatore Tuttolomondo, manager di F.imm group, la finanziaria romana che ha rilevato il controllo. Debito da ristrutturare, 30 esuberi, l’asset immobiliare Veneziani

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Tre anni perché stappare torni a essere un simbolo di festa: è il periodo che la nuova proprietà della Colombin si è data per rimettere in piedi il marchio di via Cosulich, reduce da dieci anni disputati in tono minore. «Pareggio nel 2020, utile da reinvestire in azienda nel 2021, utile vero e proprio nel 2022», è la sequenza scandita da Salvatore Tuttolomondo, direttore finanziario di F.imm group, la società romana di cui la sua famiglia è azionista di riferimento. Società che si occupa di processi di ristrutturazione aziendale.

E poi, una volta risanata Colombin, ci sarà la vendita? Tuttolomondo tiene aperta la risposta, molto dipenderà dall’espletamento di una missione giudicata «non facile». Intanto bisogna sbrigarsi, perché l’80% dei ricavi si gioca tra gennaio e giugno: con aumento di capitale e strumenti finanziari la nuova proprietà ha iniettato 6 milioni di euro “freschi”. A buon punto il coinvolgimento di un imprenditore veneto nella conduzione industriale della fabbrica. L’immobile ex sede della Veneziani è un bene «importante, ma non prevalente nel motivare l’impegno nella Colombin, abbiamo molti interessamenti ma non dimentichiamo che l’edificio garantisce il ceto creditorio, quindi va amministrato con prudenza».

Laurea in giurisprudenza, 65 anni, incrocio palermitano & napoletano, estrazione professionale assicurativa, fumatore militante: Tuttolomondo presenta le sue credenziali, insieme al manager di fiducia, il padovano Roberto Bergamo. Presente anche il figlio Riccardo. «Siamo gente di parola, abbiamo pagato la tredicesima con un giorno di anticipo rispetto a quanto concordato con i sindacati», continua. Ieri mattina un primo giro di orizzonte con le banche (Intesa, Mps, Bnl, due finanziarie), che rappresentano con 14 milioni quasi i tre quarti dell’indebitamento maturato negli anni dalla Colombin: l’ipotesi, a suo giudizio meglio percorribile, potrebbe essere l’articolo 182 septies della Legge fallimentare, con nomina di un commissario giudiziale a evitare “aggressioni” al patrimonio aziendale.

L’altra priorità riguarda il personale, dove oltre 80 dipendenti rappresentano con 3,5 milioni di costi annui un onere non sopportabile per una realtà che fattura 11-12 milioni di euro: un esubero di 30 unità da gestire con incentivi all’uscita per i più anziani e con le procedure di legge per chi sia lontano dall’età pensionistica. Eppoi avanti con un’attenta verifica delle controllate e degli asset all’estero (Marocco, Australia, Spagna, Cina, Germania).

Parole di stima per l’imprenditore marocchino Rahhal Boulgoute, che ha ceduto il controllo mantenendo una quota del 30%. «Boulgoute ha investito nella Colombin una decina di milioni di euro. Alla fine si è stancato perché i risultati non arrivavano e così, tramite l’avvocato Pasquale Giordano, ci ha contattato per il passaggio di mano». Tuttolomondo non vuole entrare nel merito ma sottolinea il «fallimento dei precedenti management». Nella volontà di mantenere un filo di continuità con il passato recente, ecco la conferma del senatore forzista veneto Andrea Causin a una presidenza «operativa non di campanello, con condivisione delle deleghe insieme a Bergamo».

E l’esperienza calcistica al Palermo? «Ci abbiamo rimesso 8 milioni di euro ma la partita non è finita. Ho presentato 12 denunce alla Procura e aspetto gli sviluppi. Seduto sulla riva del fiume ...». —



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