Tre pietre d’inciampo ricordano a Doberdò i deportati uccisi nei campi di sterminio
Grande partecipazione alla cerimonia di posa con Demnig Allarme di Lavrencic: «Stiamo vivendo un’epoca violenta»

Grande partecipazione lunedì pomeriggio in occasione della Giornata della Memoria per la cerimonia della deposizione a Doberdò di tre pietre d’inciampo in altrettante zone del paese per altri tre deportati mai più tornati dai campi di concentramento nazisti. Alla deposizione in località Bonetti per Jožef Boneta morto a Dachau, la commemorazione è stato tenuta da Patrik Zulian, presidente della sezione Anpi di Jamiano-Vallone, per la pietra di Jožef Ferletic morto a Mathausen/Ebnesee l’intervento è stato di Cristian Lavrencic, presidente del circolo culturale Hrast e per la deposizione della pietra di Alojz Jelen in via Brigata Proletaria, la commemorazione è stata tenuta dell’ex sindaco e presidente della sezione Anpi, Mario Lavrencic. Sulle pietre sono incisi nome e cognome del deportato, anno di nascita, data e luogo di deportazione nei campi di concentramento tedeschi e quando è conosciuta anche la data di morte.
In ogni località c’è stato un ricordo del sindaco Fabio Vizintin e un momento culturale con la fisarmonica di Viljem Gergolet e le recite di Tjaša Ruzzier. La sistemazione sulla pavimentazione è stata eseguita dall’artista Gustav Demnig ideatore di questa iniziativa a livello europeo. Singolari le notizie raccolte da Mario Lavrencic su Alojz Jelen. Era nato nel 1904, operaio dei cantieri di Monfalcone, apparteneva alla Brigata Triestina e fu arrestato il 12 ottobre 44. Trasferito prima alle carceri goriziane e poi il 18 ottobre deportato a Buchenwald/Halbertstadt, dove fu ucciso il 24 dicembre del 1944. Alojz lasciò la moglie Maria, la figlia Marika che fu portaordini e informatrice nella lotta partigiana e due figli, Rado anche lui partigiano della Bazoviška brigada e Giuseppe il figlio minore. La famiglia intera contribuì molto nella lotta partigiana.
In tutti i discorsi è stato sottolineato che nel giorno della memoria dell’Olocausto è un dovere ricordare le vittime che sono state uccise nei campi nazisti. «Oggi – sostiene Mario Lavrencic – viviamo in un periodo intriso di violenza, di odio nei confronti degli immigrati, degli ebrei e dei diversi. In tutta l’Europa dilaga il nazionalismo chiuso come unico valore e noi sappiamo dove ci potrebbero portare simili idee, già sperimentate nella storia. Queste pietre d’inciampo deposte e quelle che deporremo ancora dovrebbero essere un promemoria e un monito per tutti, specialmente per i giovani e ricordarci il pericolo che eventi tragici come quelli passati possano ripresentarsi». Fino a oggi sono state sistemate 7 “pietre d’inciampo” ma l’idea degli organizzatori, il Circolo cattolico Hrast, le due sezioni Anpi di Doberdò e Vallone-Jamiano, dell’Aned (Associazione nazionale ex deportati) e il Comune è di ricordare nell’arco dei prossimi anni tutti i 17 cittadini di Doberdò. —
I commenti dei lettori