Cantiere della Villesse-Gorizia In cinque a processo per frode
Il secondo filone, dopo l’indagine dei Noe nel 2012, riguarda l’utilizzo di materiali non approvati dal Cipe. In due casi viene contestata anche la gestione dei rifiuti

È tornato in aula, al Tribunale di Gorizia, il processo in ordine al cantiere della Villesse-Gorizia, relativo ai lavori di adeguamento ad autostrada del raccordo.
I fatti risalgono al periodo tra settembre e novembre 2012. Si tratta del secondo “filone”, nell’ambito dell’indagine all’epoca condotta dai carabinieri del Noe, che vede imputati Renzo Pavan, quale direttore Area realizzazione di Autovie Venete, Enrico Razzini, allora in qualità di responsabile unico del procedimento all’interno della struttura commissariale dell’asse autostradale Villesse-Gorizia, Piero Petrucco, legale rappresentante della Icop, tutti difesi dall’avvocato Luca Ponti, Eddi Tomat, legale rappresentante della società Impresa Tomat Spa, rappresentato dall’avvocato Nicola Caruso, Michele Zodio, legale rappresentante della Friulana Bitumi Srl (nel frattempo fallita), sostenuto dall’avvocato Cesare Tapparo. Aziende all’epoca costituitesi in Associazione temporanea di impresa. Sotto il profilo della responsabilità amministrativa, sono chiamate a rispondere la Tomat Spa e la Friulana Bitumi Srl, rappresentate dal legale d’ufficio, avvocato Elisa Moratti.
L’ipotesi di accusa è quella di frode nell’esecuzione degli obblighi contrattuali dell’appalto. In sostanza, secondo i carabinieri del Noe, l’Ati avrebbe «posto in opera i rilevati stradali con materiali del tutto privi di certificazione d’origine e provenienti dagli scavi, del tutto abusivi rispetto al progetto approvato dal Cipe». Per Tomat e Zodio c’è inoltre la contestazione in ordine alla gestione non autorizzata di rifiuti, anche per le rispettive società in termini di responsabilità amministrativa. Il reato ambientale dovrebbe essere già prescritto, quello relativo alla frode dovrebbe raggiungere i termini di prescrizione nell’aprile 2020.
Una vicenda articolata, per la quale s’è recentemente concluso il procedimento legato alla contestazione di furto aggravato di oltre 330 mila metri cubi di ghiaia ricavata dagli scavi che erano stati effettuati lungo il percorso del cantiere della Villesse-Gorizia. Materiale, secondo l’accusa, maggiore rispetto a quanto preventivato e che era stato utilizzato per la realizzazione dei sottofondi stradali del raccordo. La Corte d’Appello, infatti, lo scorso 11 novembre ha confermato il proscioglimento già disposto dal gup del Tribunale di Gorizia, Marcello Coppari, a fronte del fatto che la ghiaia ricavata dagli scavi non poteva essere considerata bene destinato a pubblica utilità, facendo pertanto cadere la relativa aggravante.
Prosciolti dunque Paolo Bassi, direttore tecnico, e Stefano Vitalini, direttore di cantiere per Fvg5 scarl, rappresentati dall’avvocato Ponti. La Corte d’Appello ha inoltre confermato l’assoluzione nei confronti di Luca Vittori, allora direttore dei lavori (difeso dall’avvocato Roberto Paviotti), che aveva richiesto il rito abbreviato, venendo meno pertanto tutte le accuse. Il pubblico ministero Valentina Bossi aveva impugnato le sentenze di proscioglimento e di assoluzione, la prima in Cassazione, la seconda in Appello. Nel frattempo era intervenuta una nuova normativa, con la “conversione” del ricorso in Cassazione in Appello. Vicenda chiusa.
Intanto prosegue il processo per frode e gestione non autorizzata di rifiuti. All’ultima udienza, davanti al giudice monocratico Fabrizia De Vincenzi, era prevista la trattazione relativa alla trascrizione delle intercettazioni ambientali. Ma il pm ha richiesto il rinvio avendo ricevuto gli atti dalla Corte di Appello in mattinata, non avendo potuto quindi effettuare gli adempimenti previsti al fine di interloquire adeguatamente in aula. Il giudice ha aggiornato l’udienza al 13 gennaio 2020, prevedendo anche l’ascolto di un teste del pm, il luogotenente dei carabinieri del Noe, Vitaliano Mirarchi, che aveva eseguito le indagini. –
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