MUZZANA Francesco Mazzega non ha retto al peso del proprio destino. Dalla notte di quel 31 luglio 2017, la sua vita era davanti a due condanne: quella giudiziaria e forse, soprattutto, quella morale. Due sono le famiglie distrutte.
Sabato sera, attorno alle 22, il gesto estremo: Francesco si è impiccato a un albero del giardino della casa dei propri genitori dove era agli arresti domiciliari. Gli stessi parenti hanno dato l’allarme e per quaranta minuti il personale medico ha tentato, invano, di rianimarlo. Lampeggianti blu accesi e sirene spente: dopo l’urlo dei familiari, solo un lenzuolo bianco steso a terra e la gelida notte.
Lacrime e rabbia, dolore e incredulità hanno segnato i volti dei parenti, ieri, lungo il vialetto che conduce a casa Mazzega. «Il momento è troppo drammatico e la famiglia preferisce mantenere il riserbo» spiega Federico Carnelutti, avvocato (assieme a Mariapia Maier) di Francesco Mazzega, dopo aver fatto visita alla famiglia. «Sono provatissimi, è una tragedia nella tragedia. Già venivano da due anni molto pesanti. L’epilogo è drammatico così come lo sono le modalità in cui tutto è avvenuto: i genitori non si sarebbero mai aspettati un gesto simile da parte sua – racconta –. Probabilmente Francesco aveva questo proposito già dalla notte in cui successe il fatto. È rimasto latente». In qualche modo lo aveva ribadito venerdì, dicendo, in sostanza: «Non merito il perdono, ho paura anche a chiederlo vista la gravità di quanto fatto».
«Ha vissuto le ultime giornate con l’aspettativa di una sentenza tecnicamente corretta. Saremmo stati pronti a impugnarla in Cassazione – specifica l’avvocato –. Lui, però, non ce l’ha fatta più, non ha resistito. La richiesta dell’aggravamento della misura cautelare lo ha ulteriormente turbato – continua Carnelutti –: si ipotizzava pericolo di fuga, infondato per noi. Non si è mai sentito creduto».
La notizia si è diffusa rapidamente, già dalla nottata, in tutto il paese. E il sindaco Erica Zoratti, così come alcuni abitanti, è provata e dice: «A nome della comunità mi stringo nel cordoglio e nella vicinanza a queste famiglie colpite da tali grandissime tragedie. Si tratta di una vicenda che da qualsiasi punto di vista la si guardi è drammatica e dolorosa. Noi ci stringiamo a loro nel silenzio».
Non ci sono parole nemmeno per don Samuele, che preferisce il raccoglimento e la preghiera. —