La rotta balcanica della droga: si rafforza il trasporto via mare
L’ultimo report europeo sui traffici evidenzia anche l’intensificarsi dei passaggi su treno. La via a due direzioni: sempre più sostanze chimiche spedite verso Sud
Stefano Giantin
BELGRADO Una vera e propria autostrada, assai trafficata in entrambe le direzioni, movimentata non da camion e automobili ma da stupefacenti. Si tratta della Balkan Route, la rotta balcanica che resta una delle arterie più importanti del traffico di droga da e verso l’Europa.
A confermare il quadro sono state l’agenzia Ue di contrasto al crimine, Europol, e il centro dell’Unione European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (Emcdda), che hanno reso pubblico l’ultimo Eu Drug Markets Report, “bibbia” sul mercato della droga in Europa, con ampie parti dedicate proprio ai vicini Balcani, sempre più area chiave del narcotraffico a livello globale. Balcani, in testa l’Albania, che continuano in particolare a essere un’area importante «per la produzione» e la «distribuzione di cannabis» nella Ue. Produzione che avviene all’aperto ma anche «in serre», a opera di albanesi «sfruttati» da criminali, un fenomeno poco controllabile e in crescita, ha messo in luce la ricerca.
Ma i Balcani sono soprattutto una regione di transito verso i mercati principali in Europa (Spagna, Francia, Italia, Germania e Regno Unito). La «Balkan Route rimane ancora il corridoio-chiave per l’eroina in entrata in Europa», partita dall’Afghanistan e passata generalmente attraverso Iran e Turchia, con Istanbul «sito nevralgico per l’organizzazione delle spedizioni», ha evidenziato il rapporto, che ha rimarcato che il trasporto avviene soprattutto via terra (su auto, bus e camion), ma va intensificandosi l’opzione via ferro e via mare, «su container» che permettono di evitare «controlli più stringenti» come quelli alle frontiere di terra. E non c’è solo l’eroina. I Balcani stanno diventando sempre più area di passaggio per la cocaina destinata a «Austria, Russia, Turchia, Medio Oriente e Asia». È un segnale dell’aumento di influenza di gruppi criminali balcanici, il «Cartello balcanico», di cui fanno parte serbi, montenegrini, croati, tutti insieme per fare affari sporchi organizzando «massicci trasporti» di coca dal Sudamerica, con presenze ormai costanti in Colombia, Ecuador, Perù e Brasile di malviventi serbi, con contatti preziosi in porti europei.
Sarebbe sbagliato comunque immaginare un’autostrada a una sola direzione, dal Medio Oriente verso l’Europa, via Balcani. La Balkan Route si sta infatti trasformando anche in un corridoio per il trasporto di droghe chimiche dalla Ue, come l’Mdma e il “captagon”, stupefacente dell’Isis prodotto in Bulgaria e Turchia, verso la penisola araba. E soprattutto per il trasporto di «precursori» dall’Europa, Olanda in testa, verso le «aree di produzione dell’eroina», Turchia, Iran, Iraq, Kirghizistan e Azerbaigian. Parliamo di «anidride acetica», una delle sostanze chimiche che hanno una «funzione cruciale nella produzione, fabbricazione e preparazione illecita di droghe d’abuso», si legge sulla documentazione del ministero della Salute. Il trasporto avviene via terra, ma sempre di più «su container» trasportati da navi Ro-Ro, ha avvertito lo studio, suggerendo di aumentare la vigilanza in porti grandi e piccoli.
E c’è di più. In genere – ma il fenomeno è diffuso soprattutto in Albania – i gruppi criminali organizzati nella regione non si dedicano solo al traffico di droga, ma spesso lo associano «alla tratta di esseri umani» e al commercio delle «armi», usate a volte come moneta di scambio per l’acquisto e la vendita di grosse partite di stupefacenti. Questo accade sempre di più in Sudamerica, dove le armi balcaniche illegali vanno a ruba e vengono usate come mezzo di pagamento da parte di «organizzazioni criminali» balcaniche. Cosa c’è dietro il mercato della droga in Europa? Un flusso enorme di denaro. Si parla, secondo Europol ed Emcdda, di 11,6 miliardi per la cannabis, 9,1 per la cocaina, 7,4 per l’eroina e 1,5 per anfetamine e simili. —
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