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Croazia alle urne il 22 dicembre per eleggere il capo dello Stato

Il 5 gennaio l’eventuale ballottaggio. Resta favorita l’uscente Grabar Kitarović ma il vantaggio su Milanović, lo sfidante principale, si assottiglia a soli 5 punti

Mauro Manzin
2 minuti di lettura
(ap)

ZAGABRIA Era una sorta di segreto di pulcinella, ma da ieri è ufficiale: in Croazia si andrà alle urne per eleggere il nuovo presidente il prossimo 22 dicembre. L’eventuale turno di ballottaggio si terrà invece il 5 gennaio. Ad ufficializzare la data è stato il primo ministro Andrej Plenković annunciando quelle votazioni che saranno la grande prova per le elezioni dell’autunno del prossimo anno, quando si eleggerà il nuovo Parlamento.



La presidente uscente Kolinda Grabar Kitarović, che si è ricandidata, misurerà così la forza dell’Hdz - il partito che la sostiene e di cui fa parte lo stesso Plenković - nei confronti della Sdp, i socialdemocratici croati che sostengono invece l’ex primo ministro Zoran Milanović.

Sostanzialmente il capo dello Stato croato ha un ruolo di protocollo: non può porre il veto alle leggi, ma può influenzare la politica estera e la difesa. Secondo gli ultimi sondaggi, Grabar Kitarovič è accreditata del 29 per cento dei voti, mentre l’avversario numero uno, Zoran Milanović, le sta col fiato sul collo facendo segnare il 24 per cento delle intenzioni di voto. Al terzo posto il sostenitore dei nazionalisti di destra, il cantante pop Miroslav Škoro con il 17 per cento di suffragi, il 14 per cento va, invece, all’ex giudice Mislavu Kolakušić.

In totale, circa una dozzina di persone - tra cui l'ex coniglietta di Playboy Ava Karabatić - hanno manifestato l'intenzione di candidarsi alla presidenza. Tutti devono ora raccogliere 10.000 firme dei propri connazionali nei prossimi dieci giorni.

Molti valutano criticamente il mandato che sta per concludersi di Grabar Kitarović, accusata di proporre scarsi contenuti concreti sulla politica interna del Paese, mentre cerca regolarmente di promuovere la sua popolarità attraverso la retorica patriottica populista e con una grande abilità nel sapersi proporre all’estero: rimarrà sicuramente nella memoria la sua presenza alla finalissima dell’ultima Coppa del mondo di calcio, quando riuscì a rubare la ribalta niente meno che a Emmanule Macron che pure celebrava la vittoria della Francia proprio ai danni della Croazia.

Eletta presidente nel febbraio del 2015, Grabar Kitarović è stata la prima donna a diventare presidente nel Paese ex jugoslavo. Allora aveva la reputazione di essere una moderata, ma i detrattori le rimproverano di avere virato a destra e denunciano in particolare il fatto che non abbia condannato il crescente ritorno della nostalgia per l’ex regime pro nazista al potere durante la Seconda guerra mondiale. In Croazia i presidenti vengono eletti per un mandato di cinque anni. Il capo dello Stato, lo ricordiamo, è il comandante supremo delle forze armate e assiste il governo in materia di politica estera. La Croazia, che a partire da gennaio ricoprirà la presidenza di turno dell’Ue, si è unita all’Unione europea nel 2013.

E se chi ha addirittura “rubato” l’identità del sindaco di Zagabria Milan Bandić, stiamo parlando del regista già Dario Juričan, per provocatoriamente promettere in caso di vittoria un Paese fondato sulla corruzione, gli avversari più accreditati, ossia Grabar Kitarović e Milanović, fanno le cose molto sul serio e con estrema attenzione al punto che la prima, come è stato svelato dai media, in un discorso elettorale sul foglio aveva segnati dai suoi collaboratori anche gli atteggiamenti da assumere. Insomma, un battito di ciglia per la vittoria. —


 

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