ZAGABRIA È uno dei lati positivi di un problema sempre più serio, nei Balcani e nell’Europa orientale, lo “zuccherino” che rende meno amaro il fenomeno dell’emigrazione. Si tratta delle rimesse che gli emigranti mandano in patria, soldi preziosi per chi è rimasto a casa e per le economie nazionali. E i denari in arrivo nei Paesi d’origine sono sempre di più - con un vero boom in alcuni paesi, come la Croazia - segnale che il numero di quanti sono partiti è cresciuto, ma anche della ripresa delle economie Ue negli ultimi anni.
Dove vanno, le rimesse? Tante finiscono in Asia e in Africa, ma moltissime pure in paesi europei, balcanici in testa. Ai primi posti della classifica delle rimesse ricevute a livello Ue, oltre al Portogallo - di nuovo paese con le valigie in mano - troviamo infatti la Romania (2,97 miliardi ricevuti), la Serbia ancora extra-Ue (2,95) e la Polonia (2,92), seguite dalla Croazia (1,7), ultimo paese a entrare nella Ue e a esser “dissanguato” dall’emigrazione. Vengono poi Bulgaria e Lituania (1,1), ma i numeri sono alti anche per quanto riguarda Ungheria (394 milioni), Montenegro (228), Macedonia (200). Eurostat non ha fornito dati per Bosnia e Albania, ma quelli della Banca Mondiale (Bm) parlano rispettivamente di 2,1 e 1,4 miliardi di rimesse ricevute nel 2018.
Le rimesse – dopo il crollo del 2008 e la successiva fase di stasi - sono in generale e costante in aumento, a Est e nei Balcani. Utilizzando i dati di Eurostat e Banca Mondiale, si osserva che la crescita tra 2015 e 2018 è stata negativa solo in Macedonia (-4%) e in Polonia (-7%) – paese dove in tanti tornano dopo aver vissuto nel Regno Unito - leggermente positiva in Serbia (+4%) e Slovenia (+7%), molto marcata in Albania (+13%), Bosnia e Montenegro (+18%), Ungheria (+36%), Romania (+37%) e Bulgaria (+39%). Ma sono i dati della Croazia a colpire: +82%.
La sorpresa è però destinata a durare poco, se guarda ad altre cifre: quelle dell’emigrazione. Le più aggiornate le ha fornite nelle scorse settimane la Banca Mondiale, nel rapporto “Migration and Brain Drain”, migrazione e fuga dei cervelli. Secondo lo studio, oggi il 21,9% dei croati vive all’estero – fra le percentuali più alte nell’Europa centro-orientale e nei Balcani (regione da cui, secondo la Bers, sono “spariti” in sei milioni per vivere all’estero). La classifica dei paesi che hanno prodotto finora più “Gastarbeiter” è guidata però dalla Bosnia (49,5% della popolazione emigrata), seguita da Albania (39,8%), Macedonia del nord (25,7%), Montenegro (21,9%), Lituania (20,9%), Lettonia (19,1), Bulgaria (18,2), Romania (18,2), Polonia (12,4%).
Dati – quelli della Croazia – che hanno fatto scalpore, a Zagabria, dove l’agenzia Hina, citando l’economista Mladen Vedris, ha spiegato che ormai le rimesse «sono vicine» per valore «ai ricavi netti del settore turistico» e sono certo un’entrata preziosa «e molto stabile». Ma il paese – come quelli confinanti - ha bisogno di lavorare per creare finalmente «un’economia innovativa, che motivi a generare profitti in patria». E non soltanto all’estero. —