TRIESTE Una lapide ricorderà le 78 vittime monfalconesi durante l’occupazione jugoslava della Venezia Giulia dal primo maggio al 12 giugno 1945. Il monumento sarà posizionato in piazza Cavour, nei pressi della galleria ex Upim. Lì sorgevano, in quel periodo, le carceri cittadine. Ma un’altra collocazione potrebbe essere quella del giardino dei Caduti in via Rosselli.
Ne sapremo di più oggi, alle 18 in biblioteca, dove è in programma l’incontro proposto da Renato Antonini. Dopo una ricerca lunga e puntigliosa (del resto Antonini è un ingegnere) l’autore ha compilato l’elenco delle vittime titine monfalconesi.
Mai prima d’ora era stato fatto un lavoro così capillare. Carlo Alberto Borioli ha ricostruito le tante vittime civili del Monfalconese, delle opposte fazioni, dall’otto settembre 1943 al settembre del 1947. Ma è stata questa ricerca di Antonini a colmare una lacuna imbarazzante per la storia cittadina. Nessuno si illude, ovviamente, che la ricerca sia presa per quello che è: «Un mio desiderio di verità e giustizia», precisa Antonini. Sono tasti dolenti quelli del secondo dopoguerra, scandito da fascismo, occupazione nazista, occupazione jugoslava, l’arrivo degli esuli dall’Istria e dalla Dalmazia, il ritorno di Monfalcone all’Italia, il controesodo in Jugoslavia dei cantierini comunisti e il loro triste destino affatto illuminato dal “sol dell’avvenir”.
Non si sa nulla del sessanta per cento delle vittime monfalconesi, spiega Antonini. Rinchiusi nelle carceri cittadine, spesso catturati nel corso della notte, e poi inviati in campi di concentramento all’interno della Jugoslavia. Tra le vittime anche tre donne. Antonini ha confutato diversi fonti e archivi, omettendo nell’elenco nominativi di cui non era certo. «Ciò depone a favore dello scrupolo e dell’attendibilità del mio lavoro», precisa.
Nell’incontro di oggi Antonini distribuirà gratuitamente un libriccino dove ricorda la storia di quei terribili momenti e propone l’elenco delle vittime che, si legge, si possono suddividere in tre grandi categorie. Quella dei civili che esercitavano le professioni più varie; quella degli appartenenti alle ex forze dell’ordine; quella degli appartenenti alla ex Milizia di difesa territoriale e al Servizio ausiliario femminile della Repubblica sociale italiana.
L’iniziativa è sostenuta dal Comune di Monfalcone (il sindaco firma il saluto) ed è stata realizzata con l’associazione nazionale tra congiunti dei deportati italiani uccisi e scomparsi in Jugoslavia e con la Lega Nazionale di Gorizia.
Presentazione del testo affidata a Paola Del Din Carnielli, medaglia d’oro al valor militare.
«Di quei tempi - spiega Antonini - ho ricordi vaghi. Era un bambino. Ma ricordo bene quando a casa nostra giungeva un’amica di mia madre e la aggiornava, sottovoce, degli arresti fatti dai titini, specialmente di notte. Capivo, pur non conoscendo il contesto, l’angoscia e la paura che attanagliava gli adulti».
A 74 anni da quei fatti chissà se è venuto il tempo di una pacata riflessione e rilettura della storia del Novecento del Monfalconese.
Dal Comune di Monfalcone è già giunto, intanto, un sì convinto alla posa della lapide delle vittime dell’occupazione jugoslava. —