Aggressione a colpi di spranga a Muggia: imprenditore di 43 anni ferito alla testa
L’uomo è stato assalito davanti a casa da tre malviventi: per lui 10 punti di sutura e lesioni. La pista del regolamento di conti

MUGGIA Erano in tre di cui uno armato di piede di porco e un altro con una bomboletta di spray al peperoncino in mano. Il triestino Davide Comelli, 43 anni, titolare di un’impresa di costruzioni, è stato aggredito da loro venerdì sera davanti alla porta del retro della sua villetta di Muggia, in Salita delle Mura. Erano circa le sette e tre quarti. Pioveva. Uno dei malviventi gli ha sferrato una sprangata in testa. Comelli è stato ricoverato poco dopo all’ospedale di Cattinara; è uscito ieri, con dieci punti di sutura e con una botta alla spalla. Poteva finire peggio, molto peggio.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Aggredito sotto casa e colpito alla testa con un piede di porco: ferito un 43enne triestino]]
«Me li sono trovati davanti all’improvviso... credo che fossero balcanici, anche se penso di aver colto nelle parole di uno di loro un accento veneto», ricorda la vittima. «Comunque sono riuscito a difendermi come potevo... a uno ho dato un pugno in faccia, ma poi un altro della banda mi ha colpito con la sprangata in testa...».
I tre, dopo il blitz, sono fuggiti. Si sono dileguati di corsa, facendo perdere le proprie tracce.
Non si sa nulla sul perché di questa selvaggia aggressione. Comelli è convinto che i criminali gli abbiano teso un agguato per entrare in casa e derubarlo. «Non ho dubbi», sostiene risoluto.
Una rapina, dunque? Può darsi. Ma ci sono alcuni elementi di questo episodio che potrebbero orientare le indagini della Polizia - intervenuta sul posto - in tutt’altra direzione: quello subìto dal quarantatreenne triestino, davanti a casa, potrebbe non essere un tentativo di rapina. Ma un regolamento di conti per questioni personali. «Ci ho pensato, ma no... proprio no», ribatte il muggesano.
Le modalità di quanto accaduto, però, potrebbero suggerire questa ipotesi: d’altronde i ladri generalmente tendono a scegliere le abitazioni isolate e vuote. Ma la casa di Comelli non è la sola, in quella via. E la villetta, peraltro, non era affatto vuota in quel momento: dentro c’era la moglie e le luci, con molta probabilità, erano accese. Perché, quindi, tentare un colpo con le persone in casa? Non solo. I ladri vogliono rubare: fanno di tutto per non essere visti e non trovarsi tra i piedi i proprietari. Ma naturalmente tutte le piste investigative sono aperte.
Comelli ricorda bene quegli attimi. «Stavo rincasando – ripercorre il muggesano – ero assieme a miei due figli. Per fortuna li ho fatti entrare dall’ingresso principale, poi mi sono spostato sul retro, cioè dall’ingresso del giardino, quello che dà sulla tavernetta, perché volevo dare un’occhiata al fuoco del caminetto. Avevo in mano le borse da pallone dei bambini. Ma ero senza chiavi della porta del retro, quindi ho aspettato che mia moglie, rimasta a casa tutto il pomeriggio, mi aprisse. A un certo punto – continua – ho sentito dei passi dietro a me. Mi sono girato e all’improvviso avevo quei tre addosso. Uno, il più giovane, mi ha spruzzato lo spray al peperoncino, ma non mi ha fatto effetto. Io ho tirato un pugno in faccia al primo che avevo davanti. C’è stata una colluttazione, ero a terra con lui. È in quell’istante che ho avvertito una botta tra la testa e la spalla. Ero stato colpito con un piede di porco... per fortuna non mi hanno preso con il lato uncinato della spranga, altrimenti mi avrebbero ucciso. Ma se non avessero avuto quel piede di porco li avrei ammazzati tutti».
Comelli ha gridato. I tre, evidentemente sorpresi dalla reazione dell’uomo, sono scappati. Ma hanno avuto il tempo di lanciare un porta vaso verso la vittima.
Il caos ha attirato l’attenzione del vicinato. Comelli, stordito, perdeva sangue dalla testa. Pochi istanti è sopraggiunta una volante della Polizia, lì per puro caso pare.
«Poteva andare molto peggio – riflette il quarantatreenne – con quel colpo in testa potevano farmi male».
Comelli saprebbe riconoscere almeno due dei tre malviventi. «Li ho visti in faccia, ho sentito la loro voce. Uno era giovane, gli altri due secondo me avevano tra i 40 e i 45 anni. Sono convinto che volessero aggredirmi per entrare in casa e rubare». —
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