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Caso Fincantieri, dirigenti nel libro paga dei fornitori

«A Marghera veri stipendi mensili extra». Dalle perquisizioni orologi e computer. Mazzette di piccolo e medio taglio: da mille a cinquantamila euro al colpo

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MESTRE. Il sistema della “paga globale” che governava il rapporto tra le imprese di lavoratori bengalesi e il subappalto della Fincantieri a Marghera apre scenari inquietanti. Manager, dirigenti e funzionari dell’azienda risultano essere stati nel libro paga delle varie imprese che potevano lavorare o consegnare materiale se pagavano o facevano regali. Ma non regalavano libri e nemmeno pagavano cene

Il direttore dello stabilimento di Marghera, manager da 300 mila euro l’anno, Antonio Quintano di Oriago, stando all’accusa era stipendiato mensilmente, e da anni, dall’impresa Montanile Carmine di Entalpia, mentre i fratelli Andrea e Lorenzo Palazzo, periodicamente gli facevano sostanziosi regali.

C’è poi Andrea Bregante, di Chiavari, che almeno in una decina di volte ha incassato, da un imprenditore bengalese cifre che variavano tra i 1000 e i 2000 euro, tra la fine del 2016 e il settembre dello scorso anno.

Sempre dai verbali di interrogatorio di vittime e indagati, emerge che il triestino Paolo Reatti, che si occupava di forniture, non solo era da anni a libro paga dell’Arpa Impianti, ma una tantum prendeva tangenti da imprenditori albanesi per accreditare le loro imprese tra quelle dei fornitori.

Francesco Zullo della Ro Welding, altra impresa che si occupa di forniture, avrebbe elargito diverse volte, cifre variabili tra i 5.000 i 50.000 euro al palermitano Vito Cardella. Si accontentava di “sole” regalie e lo ha fatto per un anno il napoletano Francesco Ciaravola. Erano “regali” che faceva la Gold Bengol.

Luca De Rossi, di Mira, oltre a percepire, mensilmente, stando agli accusatori, cifre che variavano tra i 1.000 e i 2.500 euro, spesso ordinava vari oggetti di elettronica tra cui pc della Apple.

Poi sulle somme integrative versate, se venivano riscontrate delle “non conformità”, alla Sis Srl De Rossi, ma anche Matteo Romeo e Mauro Vignotto, questi ultimi due rispettivamente di Morgano e Spinea, intascavano il 10 per cento di quanto corrisposto.

Lorenzo Palazzo avrebbe pagato con diverse tangenti, tra il 2014 e il 2018, il manager triestino Carlo De Marco, ex direttore anche aMonfalcone. Secondo gli inquirenti, tangenti le avrebbe intascate, fino al ’18, pure il miranese Francesco Saverio Zanoni. Nel 2017 si è accontentato di un orologio dal valore di 5.000 euro Massimo Stefani di Fiesso d’Artico.

Infine Alessandro Ganzit di Udine, per accreditare la Naval Welding tra i fornitori, tra la fine del 2015 e l’inizio dell’anno successivo attraverso il professionista triestino Alessandro Lodolo, ha intascato una tangente da 10 mila euro.

I finanzieri veneziani del colonnello Gianluca Campana ora dovranno visionare i numerosi documenti sequestrati durante le perquisizioni di mercoledì mattina. È stato spostato a lunedì l’interrogatorio di Mohamed Shafique. Era in programma ieri, ma il suo avvocato aveva impedimenti e non poteva essere presente.


 

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