È allarme sciacalli dorati sul Carso «A rischio gli equilibri naturali»
Le tesi emerse a un convegno della Federcaccia alla presenza di diversi docenti universitari: sono tra le cause della diminuzione dei caprioli

l’analisi
È allarme sciacalli dorati sul Carso triestino e sloveno, come del resto in tutto il centro Europa. È questa la conclusione alla quale si è giunti al termine del convegno sull’argomento organizzato a Trieste dalla sezione locale della Federcaccia, in collaborazione con il Sodalizio delle associazioni venatorie delle Alpi sudorientali (Agjso).
La crescente presenza di questa specie sembra infatti provocare un calo del numero di caprioli, soprattutto di quelli appartenenti alla cosiddetta “classe 0”, cioè degli esemplari che non hanno ancora raggiunto l’anno d’età.
«Lo sciacallo dorato – spiega Fabio Merlini, presidente della Federcaccia della Venezia Giulia – è predatore del capriolo, per questo stiamo effettuando attenti monitoraggi, che proseguiranno anche nei prossimi mesi, in quanto questa situazione rischia di alterare un equilibrio di fondo». Lo sciacallo dorato non è pericoloso per l’uomo: finora non si è mai avuta, infatti, notizia di attacchi alle persone. Ma questi esemplari, delle dimensioni di un cane e dal peso di circa 15 chili, sono capaci di modificare gli equilibri naturali di un territorio.
«Da recenti studi – riprende lo stesso Merlini – risulta che la popolazione complessiva di sciacalli dorati in Europa sia cresciuta dalle 70 mila unità del 2016 alle quasi 120 mila attuali, 84 mila delle quali all’interno dei paesi dell’Unione europea. Se si proseguirà in questa direzione – precisa – si potrebbe minare quella situazione di biodiversità che ha sempre caratterizzato il nostro territorio».
Nel corso del convegno, al quale hanno partecipato importanti studiosi del tema, come i professori universitari Stefano Filacorda, dell’ateneo di Udine, Hubert Potocnik, di quello di Lubiana, e Jennifer Hatlauf, da Vienna, e lo zoologo Franco Perco, è stato ricordato anche che «i primi avvistamenti di sciacalli in Italia risalgono agli anni ’90, mentre un’autentica esplosione la si è avuta nell’ultimo decennio. Questa specie – è stato precisato – oltre a essere predatrice di caprioli si nutre di carogne e di rifiuti, per questo si avvicina sempre di più anche alle abitazioni».—
U.Sa.
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