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Assassinò i genitori. Condannato a 40 anni dalla Corte suprema

Accolto il ricorso della Procura che si è opposta alla riduzione della pena decisa in Appello nei confronti del giovane

Andrea Marsanich
2 minuti di lettura

FIUME Il massimo della pena in Croazia per reati di questo genere. I giudici della Corte suprema hanno deciso di elevare da 35 a 40 anni di carcere la condanna nei confronti di Tin Šunjerga, 21 anni, che nel marzo del 2017 uccise a colpi di pistola la madre e il padre in località Cista Velika, entroterra di Vodizze, nella regione di Sebenico (Dalmazia). La sentenza della Corte è esecutiva e contro di essa non si può ricorrere in appello.

Nel maggio dello scorso anno la corte del Tribunale regionale di Zara aveva condannato il giovane a 40 anni di reclusione. Il verdetto era stato poi ridotto in appello, ma la Procura statale aveva presentato un ricorso che ora è stato accolto in terza e definitiva istanza dalla Corte suprema, i cui giudici hanno rilevato che questa pena detentiva avrà una funzione rieducativa e consentirà il recupero sociale del condannato, autore di uno dei più terribili fatti di sangue degli ultimi decenni nella regione dalmata.

Šunjerga, che in base alle perizie psichiatriche era capace di intendere e volere al momento del duplice omicidio, si era vendicato nei confronti dei genitori per le loro continue critiche e per i rimbrotti sulla sua scarsa voglia di studiare e il ricorso a sostanze stupefacenti. Nel pomeriggio di quel 25 marzo 2017, l'allora diciannovenne e il suo amico Ivan Škarić si erano diretti assieme verso il campo coltivato dove si trovava la mamma di Tin, Silvana (46 anni). In precedenza il giovane si era impossessato della pistola di suo padre, Marin, 45 anni, appartenente al Corpo spalatino di polizia speciale. La donna li aveva fatto salire in macchina per portarli a Cista Velika, dato che il campo distava circa tre chilometri dall'abitato. Non appena a bordo della vettura, Tin aveva puntato l'arma al capo della madre facendo fuoco e uccidendola all'istante.

Scioccato, l'amico dell'assassino si era subito allontanato dall'auto, ma senza denunciare il delitto alla polizia. Per questo motivo era stato condannato a un anno di carcere, con la sospensione condizionale della pena a tre anni. Tin si era quindi diretto a casa, dove il padre stava compiendo alcuni lavoretti nel garage dell'abitazione. Lo aveva freddato sparandogli alla testa, come aveva fatto con la madre. Dopo il duplice assassinio, il giovane aveva deciso di partecipare alla festa di compleanno di un suo amico e lo aveva fatto come se nulla di orribile fosse accaduto. Aveva tranquillamente bevuto alcolici (secondo le testimonianze dei presenti alla festa), aveva anche assunto droga, facendo le ore piccole. Poi aveva tentato di distruggere le prove degli omicidi, decidendo anche di spezzare i cellulari dei suoi genitori. La mattina successiva si era diretto verso casa, ma a notando le auto della polizia aveva deciso di scappare a bordo dell'auto con cui era andato a divertirsi. Dopo un inseguimento di decine di chilometri, era stato fermato dalla polizia nella località costiera di Tribunj. —


 

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