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Riemersi ad Arbe i resti di un’antica villa romana

Al lavoro un team composto da archeologi croati e polacchi. Nelle vicinanze anche tracce di un villaggio di 25 secoli fa

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ARBE Sull’isola di Arbe continuano a riemergere testimonianze dell’antichità. Grazie alla collaborazione tra esperti dell’Istituto croato per l’Archeologia e dell’Università Cardinal Stefan Wyszynski di Varsavia, nelle vicinanze dell’abitato di Loparo sono stati riportati in superficie i resti di un insediamento databile al quinto-sesto secolo avanti Cristo, così come di quella che era una villa romana che si reputa costruita una ventina di secoli fa.

Nell’opinione dell’archeologa croata Ana Konestra, che è tra i responsabili e coordinatori del progetto, si tratta di scoperte rilevanti che confermano come l’isola di Arbe sia uno scrigno dei tempi passati, un vasto sito archeologico che dopo avere già riservato sorprese è destinato a dare ulteriori soddisfazioni agli archeologi.

La scoperta più importante da parte del team croato-polacco è stata quella effettuata nei pressi di Loparo (l’insenatura di Podšilo e punta Castellina), dove come si accennava sono emersi i resti dell’abitazione romana: un complesso di pianta quadrata (con 30 metri di lato) in cui è stato rinvenuto anche del vasellame dell’epoca. Sono stati ritrovati poi altri oggetti interessanti, grazie agli scavi ripresi dopo la conclusione della stagione turistica.

Oltre alla villa rustica di età imperiale, nel sito di Podšilo sono state riportate alla luce altre piccole strutture, che gli esperti ritengono essere state probabilmente utilizzate all’epoca come magazzini, frantoi per la preparazione dell’olio d’oliva o per la produzione del vino.

A punta Castellina il team di esperti ha scoperto inoltre, sotto due metri di sedimenti, i resti di un villaggio risalente a circa 25 secoli fa, con le case edificate usando pietra e legno. In base agli studi effettuati l’abitato sarebbe stato distrutto da un incendio e i suoi ruderi coperti nei secoli da sedimenti naturali. La circostanza - ha annotato l’archeologo polacco Fabian Welc - ha permesso un’ottima conservazione del sito. «Il rinvenimento a Castellina e a Podšilo – ha detto ancora Konestra – è stato possibile tramite un metodo multidisciplinare con prospezioni geofisiche, accertamenti geologici e monitoraggi per via aerea. Ci siamo anche serviti delle numerose informazioni forniteci dagli abitanti del capoluogo Arbe e del comune di Loparo, e rivelatesi preziose».

Konestra ha rivelato che dopo la ripresa degli scavi - già iniziati nel 2013 su iniziativa dell’Istituto croato per l’Archeologia - ad Arbe si è fatta luce su ulteriori dieci siti che hanno arricchito il patrimonio arbesano, già tra i più notevoli dell’area orientale adriatica. «Le ricerche proseguiranno – ha detto l’archeologa l’- isola di Arbe, soprattutto nell’area di Loparo, va studiata nel dettaglio perché potrebbe far riemergere altri resti, come quelli già emersi nell’ultimo mezzo secolo, fra i quali le anfore scoperte pochi anni fa sui fondali di punta Glavina e nel sito di Sorinj, fabbricate in epoca ellenistica e contenenti noci e olive». La studiosa ha aggiunto che i rinvenimenti più recenti sono stati effettuati in collaborazione fra l’Istituto nazionale e il Dipartimento fiumano per la conservazione, con il supporto del ministero croato della Cultura, autonomie e istituzioni culturali locali. —


 

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