Il voto per le amministrative viene a volte considerato una tornata elettorale minore. Ma il giudizio cambia se esso introduce scenari nuovi, con un’opposizione solitamente divisa e conflittuale che riesce invece a coalizzarsi – in circa metà delle città in palio - per scalzare gli uomini del “padre-padrone” della patria, tra scandali mai visti. Anche a luci rosse. Scenari che si osservano nell’Ungheria del premier Viktor Orbán, da oltre un decennio imbattibile trionfatore alle urne.
Il modello delle opposizioni è quello turco di Ekrem Imamoglu, capace di sconfiggere il cavallo di Erdogan a Istanbul. O quello più locale di Hodmezovasarhely, cittadina magiara dove in una consultazione nel febbraio scorso ha trionfato Peter Marki-Zay, candidato indipendente, sostenuto da tutte le forze d’opposizione, dagli ecologisti e liberali fino all’ex estrema destra di Jobbik. Una prospettiva simile, negli auspici degli avversari del premier populista, dovrebbe concretizzarsi a Budapest, dove la corsa per la vittoria è serratissima. Corsa che è a due, tra l’attuale sindaco Istvan Tarlos, alleato di Orbán, e Gergely Karacsony, giovane ex accademico prestato alla politica che preoccupa molto Fidesz. I partiti di opposizione» che lo sostengono, cinque di sinistra, verdi e liberali, hanno finalmente realizzato che «la cooperazione è la chiave del successo», ha dichiarato Karacsony, quotato da alcuni sondaggisti come possibile trionfatore a sorpresa. E la vittoria degli uomini del Fidesz non sarebbe così scontata neppure in altre località-chiave, come Miskolc, Pec, Gyor e neanche in tanti dei 23 distretti che costituiscono la stessa Budapest.
Il verdetto finale arriverà solo a urne chiuse. Ciò che è certo è che la campagna elettorale per queste amministrative sarà ricordata come una delle più controverse della storia dell’Ungheria post-1989. A far molto discutere sono delle registrazioni segrete di una riunione dell’entourage di Karacsony in cui si parlava male dei Socialisti, un fatto grave che è stato battezzato il “Watergate ungherese”; ma anche strane perquisizioni contro un candidato dell’opposizione a Budapest, manifesti elettorali della minoranza imbrattati con feci, pacchi-dono (con salsiccia e patate) donati da Fidesz ai pensionati di Budapest.
A colpire di più tuttavia è stato un video che ritraeva Zsolt Borkai - ex campione olimpico in corsa per Fidesz come sindaco di Gyor - in compagnia di prostitute. Una clip hot che ha provocato sconcerto. Ma anche ironia: quella del partito Momentum, che ha coniato lo slogan «fondi pubblici, cocaina, puttane» per prendere in giro quello originale di Fidesz (Dio, nazione, famiglia). Ma di un episodio speculare è stato involontario protagonista Tamas Wittinghoff, esponente dell’opposizione. Tutti segnali indiretti che la posta è altissima, e il gioco per vincere davvero sporco. —