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Porto di Trieste, galoppa il traffico ferroviario

Su del 7,37% i treni movimentati nel primo semestre. Teu in crescita del 13,33% Volumi totali giù dell’1,44% a causa della flessione su Ro-Ro e rinfuse liquide

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TRIESTE. Continua ad aumentare il numero dei treni movimentati dal Porto di Trieste, crescono a doppia cifra container e rinfuse solide: lo scalo giuliano mostra performance «positive nelle principali categorie merceologiche», annota l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, anche se i volumi complessivi delle merci movimentate nei primi sei mesi dell’anno registrano una flessione - seppure contenuta nell’ordine dell’1,44% - dovuta al comparto Ro-Ro e a quello delle rinfuse liquide.. Questo dicono i dati del primo semestre del 2019 diffusi dall’Autorità, che nel quadro di quella cura del ferro su cui il presidente Zeno D’Agostino è da sempre impegnato fa notare le cifre del traffico ferroviario. Nel semestre i treni movimentati sono stati 5.171, con un +7,37% sullo stesso periodo del 2018. Nel punto franco nuovo i treni sono stati 4.007 pari a un +6,68%, trainata dai risultati del terminal container con 1.944 convogli (+24,38%) e del Molo V con 1.204 treni (+17,23%), mentre il porto industriale ha raggiunto i 1.164 treni (+9,81%).



Anche il settore autostrade del mare - tradizionalmente a vocazione “gomma” - tende a deviare verso la rotaia: il 24% di tutti i camion imbarcati o sbarcati a Trieste, principalmente da e verso la Turchia, oggi è trasferito su treno. Un percorso, quello del ferro, che D’Agostino definisce «la roadmap per un porto competitivo come il nostro, in grado di incrementare i traffici guardando anche alla sostenibilità ambientale». Il presidente dell’Autorità ricorda del resto che «ci occupiamo al 90% di un bacino di mercato che lavora per l’Europa, quella centrale, dell’Est e del Nord», e dunque - «all’opposto di quanto avviene nel resto d’Italia e d’Europa», i collegamenti ferroviari trovano qui impiego massiccio. Nel settore dei container, collegato a tutto il traffico intercontinale con il Far-East, il 55% del movimentato che sbarca o si imbarca a Trieste usa la ferrovia: «Un indicatore in continua crescita che già oggi - così D’Agostino - supera la quota del 50% che l’Ue ha posto come obiettivo di trasferimento modale del traffico europeo di merci per il 2050».

Numeri positivi si diceva per il settore container, con un +13,33% (391.068 Teu movimentati) e per le rinfuse solide, a +27,55% (1.010.302 tonnellate). Quanto al -1,44% di volumi totali delle merci movimentate nel semestre, la flessione - fa sapere D’Agostino - è dovuta a due elementi negativi. C’è quello relativo al petrolio, «che però non è legato a politiche di tipo economico ma a dei fermi degli impianti in Baviera» causa la domanda stagnante, di cui dunque si attende la ripresa. L’altro dato riguarda il Ro-Ro, che nel semestre fa segnare una nuova flessione del 28% con 111.987 camion transitati: un segno meno che perdura «da quasi un anno» ormai, commenta D’Agostino, divenendo «strutturale», e che si deve alla caduta della lira turca e alla situazione di quel sistema-Paese, sicché l’unica soluzione per i terminalisti è quella di «iniziare a creare flussi su altri Paesi, cosa su cui so che si sta già lavorando». Si tratta in entrambi i casi di settori in cui «è coinvolta manodopera, ma molto meno di quella attiva nei comparti in crescita, e dunque non ci sono crisi importanti dal punto di vista del lavoro in Porto», annota D’Agostino.—
 

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