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Falso "Made in Italy", denunciate 66 persone, 35 le società coinvolte

A scoprire l'illecita commercializzazione di quasi 5 milioni di articoli, prodotti in reaòtà nell'Est Europa, sono stati i militari della Guardia di Finanza di Gorizia.

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GORIZIA Le etichette riportavano, vicino al tricolore, diciture come "Made in Italy", "Italiano al 100%", "Prodotto italiano", "Stile italiano" e "Artigianalità italiana", ma in realtà venivano fabbricati nei Paesi dell'Est per essere poi venduti in Italia. A scoprire l'illecita commercializzazione di quasi 5 milioni di articoli del valore commerciale di oltre 16 milioni di euro sono stati i militari della Guardia di Finanza di Gorizia, al termine di una lunga serie indagini condotte tra 2016 e 2019, nell'ambito di una operazione di polizia giudiziaria denominata "Made in".

Una parte dei beni illecitamente commercializzati - 350 mila prodotti e 217 mila chilogrammi circa di merci -, sono stati sottoposti a sequestro probatorio.

I finanzieri hanno denunciato 66 persone per il reato di falsa indicazione di origine italiana, quasi tutti italiani, amministratori delle aziende importatrici dei prodotti su cui sono stati applicati all'estero segni e indicazioni tali da indurre in inganno i consumatori finali sull'origine della merce.

I finanzieri hanno anche segnalato all'autorità giudiziaria, per responsabilità degli enti in conseguenza delle violazioni penali degli amministratori, 35 società con sede in diverse province di una decina di regioni italiane, dalla Lombardia alla Calabria. I prodotti sono di diverse categorie merceologiche, dai capi d'abbigliamento ai filati, dai prodotti alimentari a quelli per la casa e perfino articoli religiosi come crocifissi.

Nel corso delle indagini sono state eseguite oltre cinquanta perquisizioni nelle sedi delle aziende importatrici; individuando un diffuso meccanismo di frode. I Paesi di produzione sono Slovenia, Romania, Bulgaria, Polonia, Serbia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina, dove molte imprese italiane, grazie al basso costo della manodopera e ai vantaggi fiscali, hanno, secondo la Guardia di Finanza, delocalizzato le fasi produttive lasciando in Italia solo le sedi amministrative e commerciali, continuando però a riportare - fraudolentemente - l'etichetta del «Made in Italy»

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