L’Ue: stato di diritto violato. Budapest nega e si difende
Il ministro della Giustizia sentito per ore dal Consiglio Affari generali a Bruxelles L’Ungheria presenta un dossier di 158 pagine. Il verdetto è stato rimandato
Mauro Manzin
BRUXELLES A un anno dalla notifica l’Ungheria è giunta a Bruxelles per difendersi dalle accuse di aver violato lo stato di diritto con l’introduzione della riforma giudiziaria nel Paese, riforma di cui è il padre putativo (quello “biologico” ovviamente resta l’onnipotente premier Viktor Orban) l’ex ministro e neonominato commissario euroepo all’Allargamento Laszlo Trocsanyi (per la conferma serve ancora il voto dell’Europarlamento ndr.). Il procedimento è iniziato in seno al Consiglio affari generali.
«Siamo venuti per difendere l'Ungheria. Mi aspetto che gli Stati membri evitino i doppi standard», ha dichiarato Judit Varga, attuale ministro della Giustizia ungherese, prima della riunione del Consiglio Affari generali. Il ministro ha sottolineato come il suo Paese è stato collocato sul "pilastro europeo della vergogna" solo perché si sono si è opposto alla migrazione di massa verso l'Europa. «Non è una caccia alle streghe», ha replicato, invece, Tytti Tuppurainen, ministro degli Affari europei della Finlandia, attualmente in carica alla presidenza del Consiglio dell'Ue, dopo ore di discussioni. Perfino il vicepresidente della commissione, Frans Timmermans, che non affronterà più il dossier sullo stato di diritto nella nuova Commissione Ue della presidente Ursula von der Leyn, ritiene che il prossimo “esecutivo” europeo difenderà lo stato di diritto tanto quanto ha fatto la Commissione Juncker.
Il ministro Vargov ha portato con sé una difesa di 158 pagine, in cui il governo ungherese respinge, capitolo per capitolo, tutte le accuse di presunte violazioni dello stato di diritto - dalla riforma giudiziaria, all'invasione della privacy, alle violazioni dei media e alla libertà accademica, alle violazioni dei diritti delle minoranze e dei rifugiati. Secondo Budapest nessuna accusa dimostra che esiste una grave minaccia per lo stato di diritto nel Paese. Questo è esattamente ciò che i ministri degli Affari europei e altri rappresentanti diplomatici degli Stati membri in Ungheria hanno cercato di scoprire all'udienza del ministro ungherese nel Consiglio Affari generali.
I dettagli di questa prima udienza non sono stati resi noti dalla presidenza finlandese del Consiglio dell'Ue o dalla Commissione europea, poiché l'udienza era riservata. «Gli Stati membri hanno posto molte domande e l'Ungheria ha fornito molte risposte», ha sottolineato il primo vicepresidente della riunione, Frans Timmermans. Il ministro Varga ha successivamente valutato che alla riunione ministeriale si era verificato un attacco delle «forze propense alla migrazione e ci sono state molte bugie da parte dell’élite liberale».
La decisione finale sugli sviluppi in Ungheria non è stata adottata dal Consiglio dei ministri Ue. Nelle prossime settimane si deciderà come procedere, ha spiegato Tytti Tuppurainen. La prima udienza potrebbe essere seguita da una nuova. Timmermans, ad esempio, ha anche suggerito la testimonianza di rappresentanti di organizzazioni internazionali che si occupano di violazioni dei diritti umani in Ungheria.
Se la situazione si complicasse il dossier potrebbe approdare davanti ai premier dei Ventotto che dovrebbero decidere all'unanimità (senza che il Paese che è sotto accusa) le eventuali sanzioni contro l'Ungheria. —
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