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L’addio di Renzi al Pd non convince: solo Grim e Telesca via con Rosato

Dato in uscita anche l’udinese Cerno, mentre l’ex europarlamentare De Monte ci sta pensando

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TRIESTE Più delusi che sorpresi, i dem locali, con le poche eccezioni già note, non hanno dubbi: Matteo, hai sbagliato. C’è chi reagisce con ironia e chi usa toni più duri, ma i contenuti sono comuni. Il Pd, riassume il segretario regionale Cristiano Shaurli, «resta la casa dei riformisti». Chi seguirà Renzi? «Al momento una ristrettissima pattuglia», fa sapere Shaurli, e con lui i referenti provinciali. I renziani che hanno deciso di prendere la stessa strada del loro leader, con il fedelissimo Ettore Rosato, sono l’ex segretaria Antonella Grim e l’ex assessore alla sanità Maria Sandra Telesca, responsabili dei comitati civici lanciati dal fiorentino. Grim già auspica che la nuova forza politica «possa proporre con più libertà, chiarezza e correttezza anche verso gli amici e compagni di strada del Pd, una via che non neghi ma nemmeno si rinchiuda passivamente rispetto alle sfide del nuovo millennio».



E ci sono Tommaso Cerno, dato in uscita, e Isabella De Monte che ci sta pensando. Su Twitter, l’ex europarlamentare, difende Renzi: «Si può essere d’accordo o no. Ma è sbagliato criminalizzare il cambiamento. La politica, come la storia lo insegna, non è un luogo immutabile. Fortunatamente». Poi precisa: «Me ne vado anch’io? Decisioni del genere non si prendono a cuor leggero, ma sono in una fase critica». Come De Monte anche Sergio Bolzonello aveva trasmesso il suo malcontento per l’accordo di governo con i 5 Stelle. Ma, su Renzi, sta con la maggioranza. «Era un libro già scritto, bisognava solo capire quando lo avrebbero fatto uscire. Hanno scelto i giorni di Pordenonelegge», punge il capogruppo. Più esplicito Shaurli. «Non condivido la scelta, non capisco politicamente tempi, motivazioni e obiettivi, non vedo oggi alcun eventuale miglioramento per l’offerta politica e le proposte per cittadini e imprese». Il segretario non arriva a parlare di tradimento, ma aggiunge: «Fatta così, mi pare l’ennesima scelta dettata da quei personalismi in cui si è avvitata la politica italiana degli ultimi anni».



Il coro prosegue con l’ex segretario Salvatore Spitaleri, che si dice «deluso»: «Non percepisco una progettualità rispetto a un evento traumatico come una scissione in un cui momento in cui nel partito c’è spazio per ogni discussione».

A Trieste stessa linea nella segreteria provinciale. Laura Famulari rinvia una riunione di segreteria fissata ieri e spiega: «Sono molto dispiaciuta perché il Pd è stato il primo partito al quale mi sono iscritta e perché in Renzi ho creduto dall’inizio. Devo ancora capire come si sono sviluppate queste dinamiche e dove sia il punto di rottura visto. Ma è certo che, pur in una situazione molto difficile, il Pd resta la mia casa, un luogo in cui mantenere i migliori rapporti anche con chi fa scelte diverse».

Meno diplomatica Caterina Conti, la giovane dem indicata in direzione nazionale dal segretario Zingaretti. «Non ho parole per chi, dopo aver fatto il segretario del partito e presidente del Consiglio, va via all’improvviso per un freddo calcolo tattico – dichiara Conti –: quello di fare un partitino del 5% per avere più potere contrattuale nel governo e farlo cadere al momento opportuno». Un errore, insiste, «che nasce per la brama di potere e dall’incapacità di stare in una comunità. Per questo spero proprio che nessuno lo segua a livello territoriale, non ve ne sono ragioni: i renziani hanno sempre avuto piena cittadinanza e rispetto nel Pd, l’unico luogo in cui stare se si vuole ricostruire una speranza e una prospettiva per il Paese». —


 

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